Uno dei più impegnativi scritti neotestamentari, la lettera agli Ebrei, segue il pensiero paolino a proposito della primogenitura di Gesù in relazione al creato. A proposito dell'incarnazione l'autore si esprime così: «Quando introduce il primogenito nel mondo» (1,6). L'inizio della vita terrena di Gesù viene descritto come l'inserimento da parte del Padre nel mondo non solo del suo unigenito, ma anche del primogenito. La consapevolezza della solidarietà tra Gesù e il creato era dunque ben forte nella prima comunità cristiana. Come poi egli veda il ruolo di Gesù nell'origine del mondo viene espresso quando dice che «ultimamente Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio, mediante il quale ha fatto anche il mondo» (cfr 1,2). Il primogenito è lo strumento, il mezzo attraverso il quale il mondo arriva a realizzazione, altro pensiero per nulla isolato nella comunità primitiva. Da ultimo prestiamo ascolto a queste parole: «Infatti colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli» (2,11). La solidarietà che lega Gesù al resto dell'umanità sta nel fatto che proprio per mezzo di lui essa è stata creata. Gesù ne è talmente fiero da non sentirsi per nulla in imbarazzo a chiamarci fratelli.
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