In tempo di guerra il primo segno di pace è quello di prendersi cura delle vittime della follia degli uomini per costruire il Regno di Dio. Anche questo appello appartiene all'eredità lasciata da sant'Ignazio da Santhià, religioso cappuccino nato con il nome di Lorenzo Maurizio Belvisotti proprio a Santhià nel 1686. Avviato alla vita religiosa e ordinato sacerdote si sentì chiamato a qualcosa di diverso per cui scelse di entrare tra i Cappuccini di Chieri nel 1716. Passò 13 anni a Mondovì come maestro dei novizi e poi venne inviato in diversi ospedali piemontesi a confortare i soldati sabaudi colpiti al fronte. Dal 1747 al 1770, anno della morte, visse presso il convento del Monte dei Cappuccini di Torino, dove tutti lo indicarono come esempio di santità.Altri santi. San Silvano di Levroux, eremita (I sec.); beata Giuseppa Moscardo Montalba, vergine e martire (1880-1936). Letture. Am 8,4-7; Sal 112; 1 Tm 2,1-8; Lc 16,1-13. Ambrosiano. Pr 9,1-6; Sal 33; 1Cor 10,14-21; Gv 6,51-59.
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