venerdì 9 gennaio 2009
Quante cose si apprendono su se stessi viaggiando in Internet. A parte le esagerazioni nel bene e nel male (complimenti eccessivi, insulti sanguinosi: tutto digeribile, comunque) spiccano note critiche sul modo (mio) di porgere calcio. Il punto cruciale è la memoria. Molti che memoria non hanno, anche se scrivono sui giornali da decenni e appartengono per molti versi ai memorabilia degli strafalcioni, detti anche sciocchezzai o stupidari, negano il valore della conoscenza storica, anche se diretta. Ricordo (parola detestata, mamma mia) che
il giovanissimo Marco Travaglio cominciò la creazione del suo enorme archivio collezionando in un esilarante e disarmante "Stupidario del calcio" - con presentazione di Indro Montanelli - il meglio, si fa per dire, delle sciocchezze partorite da giornalisti e altri protagonisti del pallone. Smemorie comprese.
Come queste, colte nelle ultime ore. Si esalta l'impresa del calciatore del Siviglia, Frédéric Kanouté, francese originario del Mali, sceso in campo l'altra sera indossando sotto la casacca del club una t-shirt nera inneggiante alla Palestina che ha mostrato al pubblico e alle telecamere dopo la vittoria sul Deportivo La Coruna. Applausi. Che coraggio, Kanouté, a esibire un gesto così forte in un mondo sciocco e superficiale come quello del calcio. Sciocco? Superficiale? Io avrei ricordato - nel contesto - la straordinaria partita di pallone giocata da israeliani e palestinesi a Roma il 25 maggio del 2000, con la maglia "All Stars of Peace", davanti a Yasser Arafat e Shimon Peres seduti nella tribuna dell'Olimpico insieme al presidente Ciampi. E avrei citato, en passant, i match ufficiali Iran-Usa e i recentissimi Armenia-Turchia e Cuba-Usa.
Storie di calcio. E ancora. Stupiti - se non scandalizzati - giornalisti e giornali quando hanno ricevuto la notizia che l'Iffhs (Federazione internazionale delle statistiche e della storia del calcio) ha eletto il torinese Roberto Rosetti «miglior arbitro del mondo». Quanto può valere questa designazione - si sono chiesti - avendo per mesi sottolineato l'incapacità degli arbitri italiani e del Rosetti medesimo. E allora ci hanno raccontato che l'Iffhs è in sostanza non un'organizzazione attendibile ma semplicemente una persona, un supertifoso, il tedesco Alfredo Poge. Dimenticando l'accoglienza trionfale riservata alla prima «rivelazione» diramata da Herr Poge quando - dal suo ufficio di Lipsia, allora Germania Est - ci fece sapere che l'Italia (fascista) di Vittorio Pozzo aveva letteralmente rubato il Mondiale del 1934. E a proposito di Pozzo, ecccovi un'altra clamorosa smemoria.
Intervistato da Klaus Davi, il ct della Nazionale Marcello Lippi ha avuto ampio spazio su tutti i media per avere affermato che lui, in quarant'anni, non ha mai conosciuto calciatori gay. Oh, che gustosa notizia: non si parla d'altro. Peccato che nessun "esperto" abbia colto nell'intervista questa perla a proposito di grandi allenatori senza precedenti da calciatori: «Come Mourinho - dice Lippi - ce ne sono stati altri, ugualmente grandi: Vittorio Pozzo, ad esempio, che era addirittura un giornalista e aveva anche un problema fisico...».
Non so nulla del problema fisico ma so - e lo ricorda anche la favolosa Garzantina dello Sport appena apparsa in libreria - che l'allievo salesiano Pozzo, andato all'estero per proseguire gli studi, fu calciatore in Francia, in Inghilterra e in Svizzera, qui con la maglia del Grasshoppers, finché, tornato in Italia, partecipò nel 1906 alla fondazione del Torino nelle cui file giocò per cinque stagioni fino al 1912, quando gli fu affidata la Nazionale. Non fu grande calciatore ma straordinario ct. Come Lippi. E questo è calcio.
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