Iribaltoni politici agostani hanno offerto linfa vitale alla ripresa settembrina dei talk show politici. Se il governo giallo-verde fosse stato ancora in carica, martedì scorso i vari #cartabianca (Rai 3), DiMartedì (La 7) e Porta a porta (Rai 1), al debutto stagionale, per giocarsi qualche punto di share, avrebbero dovuto contendersi Matteo Salvini, che qualche sparata populista la garantisce sempre. Invece, visto il clamoroso autogol estivo, lo hanno lasciato di buon grado a Bruno Vespa e alla sua "terza Camera" partita per ultima tra i programmi della serata. Il titolare di Porta a porta, alla ventiquattresima stagione consecutiva, ha giustificato la presenza del leader della Lega (la cui intervista è iniziata questa volta dal bar della Rai) solo perché Giuseppe Conte non ama la televisione e ha rifiutato, almeno per ora, l'invito. In ogni caso non è la stessa cosa perché ora Salvini è all'opposizione, in piazza fuori dai palazzi del potere, mentre Conte guida, senza ingombranti vicepremier, un governo giallo-rosso che proprio martedì ha ottenuto la fiducia del Senato dopo quella, il giorno precedente, della Camera. In questo senso il colpo grosso lo ha fatto Giovanni Floris (DiMartedì) assicurandosi i leader dei partiti della nuova coalizione: il pentastellato Luigi Di Maio e il dem Nicola Zingaretti con contorno di Calenda e Bersani, mentre la Berlinguer (#cartabianca) si consolava con Mauro Corona e il solito teatrino tra la giornalista conduttrice e lo scapigliato scultore alpinista. Ma alla fine quello che conta è che il martedì sera si è ripopolato di talk show politici e che gli ascolti dicono che il genere non è in fin di vita come qualcuno sosteneva poco tempo addietro. DiMartedì si è avvicinato ai due milioni, mentre #cartabianca e Porta a porta (che ha ottenuto lo share più alto essendo in seconda serata) hanno superato il milione. E poi, a pensarci bene, anche tutta la programmazione mattutina e pomeridiana non è altro che un lungo talk show politico. Del resto l'attrazione reciproca tra politica e televisione si è modificata, ma non è mai venuta meno. E più la politica si indebolisce, più si rafforza il ruolo della tv nel cercare di spiegarla, anche nell'era dei social.
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