In questa rubrica, lo scorso agosto, preannunciammo che l'evento annuale dell'Associazione "Vittorio Bachelet" (fondata nel 1981, a un anno esatto di distanza dalla barbara uccisione dell'allora vicepresidente del Csm da parte di un commando delle Brigate Rosse) sarebbe stato dedicato alla memoria del prof. Piero Alberto Capotosti, già presidente della Corte costituzionale e vicepresidente dello stesso Csm.
Così è stato. La scorsa settimana si è tenuto al Csm, alla presenza del Capo dello Stato (e con la partecipazione dei familiari del professore mancato nel 2014), tale incontro, avente per oggetto il nuovo Regolamento del Consiglio a un anno dalla sua attuazione. Tema quanto mai caro al costituzionalista marchigiano, anche perché la sede regolamentare "interna" (qualifica probabilmente inadeguata, come ha rilevato il prof. Ugo de Siervo nella relazione generale dell'incontro; e d'altra parte, già Santi Romano affermava, esattamente un secolo fa, che «la distinzione tra norme interne ed esterne si è rivelata imprecisa e oscura») è il terreno ideale per fare esperienza della difficile arte dell'equilibrio giuridico ed istituzionale. Che il nuovo regolamento si sia preoccupato di questo profilo lo hanno sostenuto tutti gli interventi dell'incontro romano, sia in generale (Ercole Aprile), sia con riferimento ai rapporti tra Comitato di presidenza e Assemblea plenaria (Giovanni Canzio e Pasquale Ciccolo). Sull'equilibrio di Capotosti, richiamato, in apertura dell'incontro, da Giovanni Legnini, vicepresidente del Csm (oltre che da Maria Rosaria Sangiorgio, nonché da chi scrive, nelle conclusioni), gli esempi non mancano. Come quando, in una relazione del 2007, da un lato individuava nella sollecita apertura, da parte del Csm, «di pratiche a tutela» lo strumento utile per tutelare l'onorabilità di singoli magistrati esposti a diffusi attacchi critici e, dall'altro, sottolineava la necessità di rispettare il doveroso principio di impersonalità del magistrato che conduce le indagini e il doveroso riserbo da parte del medesimo. O quando, in una seduta del 1995 dedicata proprio a un'importante modifica regolamentare, dopo avere premesso che, all'interno di un organo così articolato e complesso come il Csm, non vi siano norme regolamentari che non presentino inconvenienti di qualche tipo, Piero Alberto concludeva affermando il carattere sperimentale di ogni modifica del Regolamento. In questo clima concitato di fine legislatura, in mezzo all'incertezza sul futuro e alle incognite interne e internazionali, ricordare il prof. Capotosti significa consegnare a tutti un esempio di equilibrio, giuridico e istituzionale, che non poté mai essere scambiato né per indifferenza, né per distacco.
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