PhotoAnsa, le immagini del 2020 per una visione del domani
lunedì 4 gennaio 2021

Il 2020 è un anno da dimenticare, non c’è dubbio. Un anno nefasto che nessuno di noi si augura di ripetere, il peggiore dai tempi della guerra. Ma non per questo va dimenticato e rimosso dalla memoria. Anzi. La memoria è la chiave del futuro, l’unico strumento per evitare che gli errori si ripetano, che la storia non insegni. Questa storia insegna invece tante cose su come e dove sta andando il mondo, sulla fragilità della globalizzazione, sull’impatto dell’uomo nel pianeta, sulla debolezza dei governi, sullo stato del nostro Paese, sulla tenuta del sistema sanitario, economico e sociale. Un anno da dimenticare, ma di cui far tesoro per quello appena iniziato e per il domani, nonostante l’orizzonte appaia ancora nebuloso e non si intravveda una minima visione di futuro. Rivedere le immagini di quanto è stato, è dunque un esercizio di memoria collettiva e di civiltà. Di riflessione e di riscatto. Ci viene incontro il libro PhotoAnsa75 – presentato prima di Natale dal direttore Luigi Contu e dal presidente Giulio Anselmi - che nel raccontare l’anno horribilis appena trascorso segna anche il 75° anniversario della fondazione della storica agenzia d’informazione: 486mila ore di lavoro, 270 fotografi nel mondo.

'PhotoAnsa75' con le immagini del 2020

"PhotoAnsa75" con le immagini del 2020 - Ansa

Troppe le immagini che non possiamo dimenticare di quest'anno: la lunga fila di bare trasferite sui camion dell'esercito da Bergamo agli altri cimiteri della Lombardia, l'infermiera, bardata nei dispositivi di protezione, che si china a confortare un ammalato, le città deserte, cristallizzate nella loro drammatica bellezza, i cori e gli applausi dai balconi, i nostri volti mascherati. I momenti istituzionali senza cerimonie, le feste senza feste. La vita (vissuta, non vissuta, persa) al tempo del Covid: un bambino con il piccolo banco e il grosso zaino in una palestra vuota, la vita che rinasce nonostante tutto a Wuhan, epicentro della pandemia. E le istituzioni, colte di sorpresa, da un'emergenza di tale portata, dalle conferenze stampa del premier Conte al rito quotidiano dei dati epidemiologici, dal presidente della Repubblica Mattarella che scende da solo, con rigore e rispetto con mascherina sul volto, i gradini dell'Altare della Patria al “negazionista” Trump che si sfila invece la mascherina dal volto, giocandosi forse così la partita con Joe Biden. Ne scegliamo una di foto, per tutte: la preghiera di papa Francesco per l'umanità, fragile e disorientata, in una piazza San Pietro deserta e livida per la pioggia incessante. Un’immagine potente e drammatica, meravigliosa e inquietante. E quelle parole che nella foto non possono sentirsi, ma sono impresse in ogni frame di quello scatto: «Dio, non lasciarci nella tempesta».

27 marzo 2020, Città del Vaticano: papa Francesco durante la preghiera Urbi et Orbi in Piazza San Pietro

27 marzo 2020, Città del Vaticano: papa Francesco durante la preghiera Urbi et Orbi in Piazza San Pietro - Yara Nardi/Ansa

«La storia che vi presentiamo è un insieme di disperazione e inquietudine, di illusioni e superficialità, di angoscia e di esaltazione. Condita dalla malvagia stupidità dei cosiddetti negazionisti - scrive nella prefazione al volume il presidente dell'Ansa, Giulio Anselmi -. Quale giudizio dare del governo, del premier Conte che ha scandito tante domeniche con le sue anche troppo numerose conferenze stampa per illustrare i Dpcm? Che dire dei ministri e della variegata schiera dei presidenti di regione? Chi riconoscere come autorevoli virologi e credibili epidemiologici nell’ampio mazzetto di intrattenitori televisivi che ci hanno fatto e ci fanno una anche eccessiva compagnia? La prima impressione è che questa immane tragedia non sia mai stata governata davvero: afferrata in qualche modo per la coda la scorsa primavera e poi sfuggita di nuovo, in un miscuglio di pressapochismo e insipienza, a fine estate e col precipitare dell’autunno. Di solito i libri parlano del passato, remoto o vicino. Queste pagine sono in pieno svolgimento e cercano di dare conto, con la massima fedeltà possibile, del dramma in corso. Molti intellettuali auspicano che questa tragedia lasci dei segni sulla società italiana. Ed è un auspicio condivisibile, sub specie aeternitatis. Ma subito vorremmo cogliere prove della mobilitazione del Paese, nella speranza di poter dedicare alla tanto annunciata, e non ancora vista, ripartenza - conclude Anselmi - il libro Ansa del 2021».

Il volume si chiude con la sezione “C'era una svolta”: un viaggio attraverso alcune dei milioni di immagini dei settantacinque anni di archivio dell'agenzia, per raccontare i cambiamenti che hanno portato l'Italia, anno dopo anno, ad essere uno dei Paesi più ricchi ed avanzati del mondo. Una volta. Una svolta. Quella che tutti ci aspettiamo. Ma che non arriva da sola.

Una foto e 712 parole.

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