Solo il moderno "uomo auto-
poietico" (l'uomo-che-vuol-farsi-da-sé) si crede capace di dare una spiegazione razio-
nalista ai problemi soprannaturali, vale a dire proprio a ciò di cui egli nega l'esistenza. Per esempio il problema del male o del dolore, che ha certamente risposte umane insufficienti. Corrado Augias, però, ateo dichiarato (La Repubblica, 18 gennaio), afferma: «So che il problema del Male è considerato una prova forte contro l'esistenza di Dio», ma poi attenua: «O almeno: di un Dio come viene concepito dalla prevalente teologia cattolica». E aggiunge: «Le risposte teologiche sono dogmi indimostrabili, in qualche caso insostenibili». Lui sa anche questo. Ebbene, ragioniamo. Se fosse provato che Dio non c'è, la colpa del male sarebbe solo degli uomini. E ciò proprio per logica: un "dio del male" è inconcepibile. In effetti tutto ciò che fu creato, e comunque lo fosse, "era cosa buona": Dio non può fare il male, che infatti fu introdotto dall'uomo e questo gli atei, come si è visto, dovrebbero dedurlo da soli. Il fatto è che proprio Augias si domanda: «Siamo sicuri che nel profondo del nostro cuore non stiamo desiderando un Dio fatto come noi vorremmo che fosse?». E, allora, piuttosto che questo, che non sarebbe un dio, non è forse più razionale credere nel Dio vero, accettando la "grandezza" della condizione umana,? Proprio il suo limite rende l'uomo "grande", cioè capace di comprendere l'esistenza di Dio senza poterla spiegare, perché il mistero è fuori dalle nostre categorie. Oppure, in linea subordinata, perché invece di quello del Male non ci si pone il problema del Bene, che è molto più difficile attribuire all'uomo? Entrambi, bene e male, si riversano comunque sul prossimo. Anche su quello innocente,
Le chiavi della famiglia
Che cos'è la famiglia? Per Giorgio Bocca un mistero, pare. La sua pessimistica risposta («I dubbi di un padre», L'Espresso, in data 3 febbraio) è solo parzialmente veritiera, anche perché fortemente incompleta: un «intreccio di contraddizioni, di lacci e lacciuoli da cui cerchiamo di scioglierci mentre li stringiamo». Eppure «negli anni di ferocia che abbiamo chiamato di piombo» lui ha «visto che gli unici legami che resistevano alla paura e all'odio erano quelli familiari, che gli unici a non ripudiare il figlio terrorista o sbirro erano i parenti, gli unici che incontravi nei parlatori delle carceri o nelle corsie degli ospedali». Tuttavia «a superare le prove supreme della parentela [...] è un legame carnale, un fatto diciamo bestiale più che intellettuale, che ci richiama al mistero dell'umana esistenza pronta a uccidere per sopravvivere e a morire per solidarietà». Possibile che in tante prove Bocca non sia capace di vedere l'amore degli sposi, dei genitori, dei figli, dei fratelli. Provi a cercarlo e troverà la chiave del "mistero" (tutto suo) della famiglia.
Sogni evanescenti
Dello «sgomento della collettività», del suo «disagio morale», delle «inchieste», della necessità di «chiarezza», di cui ai suoi confratelli vescovi ha parlato il cardinale Bagnasco, ogni giornale ha dato la propria versione e la lettura che gli conveniva. Soltanto il Manifesto (martedì 25) ha sentenziato: «I Vescovi al potere, il capo della Cei chiude la seconda repubblica». La lingua batte dove il sogno duole: i comunisti al potere.
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