Ormai da settimane siamo totalmente immersi in quella che, generalmente, viene definita “atmosfera natalizia”. Che, a dire il vero, del Natale autentico non ha quasi nulla: perché le luci, le vetrine illuminate, gli addobbi stradali e le pubblicità ovunque martellanti tutto riflettono tranne che il senso intimo, profondo di questa festa. Anzi, finiscono o rischiano di finire per ribaltarlo anche dentro le nostre case. Perché va bene la festa, ma «noi sempre abbiamo il pericolo, avremo sempre in noi la tentazione di mondanizzare il Natale, mondanizzarlo... fare le spese, i regali, e questo e l'altro... E il Signore rimane lì, dimenticato. Anche nella nostra vita: sì, è nato, a Betlemme, ma... E l'Avvento è per purificare la memoria di quel tempo passato, di quella dimensione». Al contrario, invece, «quando la festa lascia di essere contemplazione – una bella festa di famiglia con Gesù al centro – e incomincia a essere festa mondana» si corre un vero e proprio pericolo.
All'inizio dell'Avvento, papa Francesco è tornato a mettere tutti in guardia dal pericolo di fare cadere il Natale nel calderone del semplice consumismo. Che non è certamente un discorso nuovo, ma che con tutta evidenza vale sempre la pena di tornare a ribadire. Giovanni Paolo II non si stancò mai di ripeterlo, e in particolare nel 2002 mise in evidenza come «la semplicità del presepe contrasta con quell'immagine del Natale che talora viene proposta in modo insistente nei messaggi pubblicitari. Anche la bella tradizione di scambiarsi, tra familiari e amici, i doni in occasione del Natale, sotto l'urto di una certa mentalità consumistica rischia di perdere il suo autentico senso natalizio», in quanto «questa usanza si comprende a partire dal fatto che Gesù in persona è il Dono di Dio all'umanità, di cui i nostri doni in questa festa vogliono essere riflesso ed espressione. Per tale ragione è quanto mai opportuno privilegiare quei gesti che manifestano solidarietà e accoglienza verso i poveri e i bisognosi».
Qualche anno dopo, nel 2008, all'inizio della peggiore crisi economica dal dopoguerra in avanti, Benedetto XVI ammonì circa il fatto che «sotto la spinta di un consumismo edonista, purtroppo, il Natale rischia di perdere il suo significato spirituale per ridursi a mera occasione commerciale di acquisti e scambi di doni!». Ma, aggiunse, «le difficoltà, le incertezze e la stessa crisi economica che in questi mesi stanno vivendo tantissime famiglie, e che tocca l'intera l'umanità, possono essere uno stimolo a riscoprire il calore della semplicità, dell'amicizia e della solidarietà, valori tipici del Natale. Spogliato delle incrostazioni consumistiche e materialistiche, il Natale può diventare così un'occasione per accogliere, come regalo personale, il messaggio di speranza che promana dal mistero della nascita di Cristo».
Ed è proprio per questo, per recuperare l'essenza di questo messaggio, che oggi Francesco invita a una triplice «purificazione», per evitare di «abituarsi» alla fede, perdendone la «vivacità». Innanzitutto «la purificazione della memoria», cioè «ricordare bene che non è nato l'albero di Natale», che è certamente un «bel segno», ma che «è nato Gesù Cristo... è nato il Redentore che è venuto a salvarci». Quindi è necessario «purificare la speranza», ossia prepararsi all'«incontro definitivo con il Signore» che «tornerà» e verrà a chiederci: «Com'è andata la tua vita?».
Per questo, infine, la terza dimensione da purificare è quella della «vigilanza», per riprendere «custodia della propria casa interiore». Ed essere così sempre pronti ad accogliere, nella gioia, «il nostro Dio, che è il “Dio delle sorprese”».
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