martedì 21 febbraio 2017
Zeman è tornato a rianimare un campionato mezzo morto, con le sole prime otto squadre interessate a qualcosa: si dice Europa, si legge quattrini. Si dice otto sorelle, ma non sono ricche, sfacciate e ambiziose come quelle d'antan. È tornato, Zdenek, «Zdengo» per gli amici, a esibire il meglio di sè, il suo silenzio incantatore anche se tempo fa aveva accettato - massimo della sua bruciante ironia - di fare l'opinionista in tivù. Mi fece tornare alla mente Gary Cooper, tutto silenzi e pistolettate, magari friendly persuasion. È tornato, e il quasi morto nel campionato mezzo vivo - il Pescara- è risorto in una Pasqua di gol, cinque, misura zemaniana ma anche misura umana: come se volessero festeggiare l'addio di Massimo Oddo, quello che dagli opinionisti pedatori - potrei dire pedonisti - ha avuto più complimenti di Allegri. Tanti, quasi quanti ne ebbe Juric; il quale, mentre Pescara salutava il nonno prodigo reduce da Lugano e da Corso Sempione, veniva messo alla porta (al suo posto il Genoa ha assunto Andrea Mandorlini) per averli incassati, quei cinque schiaffi, concedendo agli abruzzesi derelitti la prima vittoria del campionato (e fossi in loro mediterei sulla portata nefasta di quella fasulla vittoria a tavolino strappata al Sassuolo). Zeman ricorda Zorro, almeno per la firma che verga con la spada, spesso lasciando una scia dolorosa; eppoi, quand'ormai gigioneggia con Ilaria che non sa se parlargli come Sky o come Lady Buffon, è pronto a svegliarsi dal finto dormiveglia, lanciando occhiate assassine, secondo canone feuilleton. Non l'ho mai amato, Zeman, ritenendolo il tecnico ideale per gli allocchi, quelli che contano i gol fatti, mai quelli subiti; e dire che andai fino a Foggia per studiarlo: fu l'unica sua stagione vincente. L'ho sentito più vicino, domenica, quando ha finalmente detto la sua verità sul Bel Giuoco e il Risultato, materia di dibattiti per raffinati: «I tifosi si divertono anche con i risultati. Quando sono positivi». Sentenza alla Vujadin Boskov. Certi tifosi - dico degli interisti - si divertono ancora dippiù se il risultato lo fa l'unico giocatore che hanno acquistato loro: Gabriel Barbosa Almeida detto Gabigol. Nonostante le sollecitazioni, sono restio a parlarne, a partecipare all'orgia di felicità per il colpaccio di Bologna, protagonista lui, Gabigol, e l'arbitro Mazzoleni. Dirò solo che i bolognesi, appena incassato il suo gol, hanno gridato «Dí bän sò fantesma...», come per rimproverarlo di avere ritrovato - lui, costosissimo fantasma del calciomercato - la felicità proprio lì, sotto la Maratona. Ignorando - i bolognesi medesimi - che a Bologna da tempo ci si va volentieri per un buon piatto di tortellini in brodo e i tre punti digestivi da prendere al Dall'Ara.
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