Il conto alla rovescia dei 400 giorni all’Expo ha ricevuto la buona notizia dell’arrivo convinto degli Stati Uniti che giocheranno assai volentieri l’argomento degli stili di vita e di un’equilibrata alimentazione. Argomento che è nelle corde degli Obama, con Michelle che da anni si batte per una dieta a base di tante verdure.Ma in verità la notizia ha un duplice elemento di soddisfazione, giacché le bordate americane sull’affidabilità del nostro Made in Italy sono piuttosto frequenti. L’ultima, che fa ancora rumore, è del gennaio di quest’anno, quando il New York Times è uscito con un servizio dedicato al «suicidio» del nostro olio extravergine di oliva. E si è parlato di olio spacciato per italiano, solo per via di certe navi provenienti da altre zone oleicole, che hanno sostato nei nostri porti per poi ripartire. Da qui, il gioco di fare d’ogni erba un fascio è stato facile, anche se quella dell’olio è una storia inquietante di italian sounding (cioè dare un immagine italiana a un prodotto che italiano non è) che deprime non poco il prezzo per i produttori di olio onesto. Complice la nostra congenita debolezza: siamo un Paese di coste e confini labili, spesso difficilmente controllabili. Lo stesso motivo per cui, nella storia, l’Italia è stata invasa da popoli diversi (pensiamo solo alla Sicilia) e ognuno ha lasciato qualcosa, anche della propria identità agricola. E questa, oggi, è la ricchezza della nostra biodiversità. Anche di quella delle cultivar d’olio, se pensiamo che è fin dal III secolo a.C. che si commercializza olio nel Mediterraneo. A leggere Il grande libro dell’Olio di Oliva di Carlos Falcó (Mondadori) si riscopre infatti che l’olio è il descrittore di una civiltà e la frase di Tucidide «I popoli del Mediterraneo cominciarono a uscire dalla barbarie quando impararono a coltivare l’olivo e la vite» ne è esplicita testimonianza. Godibilissimo questo libro, che termina con gli effetti benefici dell’olio sulla salute, dopo aver sviscerato l’olivo e l’olio in ogni angolo del Mediterraneo. Godibile come lo potrà essere lo spazio dell’olio e del vino che la presidente di Expo Spa Diana Bracco ha annunciato, come esplicita volontà di rappresentare l’Italia nel Padiglione allestito nel Cardo del sito espositivo con «due simboli forti» della nostra identità. Ma il confronto col mondo che l’Expo offrirà dovrà essere soprattutto l’occasione per fare chiarezza, pulizia e sintesi, nell’intricato universo dell’olio italiano, dove talvolta il filtro dei controlli, nella fase di commercializzazione, ha maglie larghe e porta al ribasso del prezzo. Un suicidio appunto.
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