Pare che l’incredulità e la diffidenza oggi siano i valori predominanti, assunti, paradossalmente, a sigillo di verità che molto spesso costruiamo con le nostre stesse mani. La vicenda di san Tommaso apostolo, invece, ci dimostra che per accedere alla verità è necessario saper stare in relazione, saper condividere e saper coltivare la giusta fiducia nel prossimo e in Dio, rinunciando a quell’atteggiamento di diffidenza verso il quale, come essere umani, saremmo portati. Il suo percorso di “conversione”, tra l’altro, parte proprio dall’incredulità per arrivare poi a un totale affidamento di sé. Un’esperienza, la sua, che contiene una lezione preziosa: la fede non sta nel vedere e nel toccare ma nella capacità di cogliere una presenza, quella di Dio, che non abbandona mai la storia. La diffidenza di Tommaso appare diverse volte nei racconti evangelici ma arriva al culmine dopo la morte di Gesù. Come narra il Vangelo di Giovanni, Tommaso non crede che il maestro si è mostrato ai discepoli mentre lui è assente. Ma poi Gesù torna ancora e si offre alla vista e al tocco dell’apostolo incredulo, che esclama: «Mio Signore e mio Dio!». «Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!», chiosa Gesù. Secondo alcune fonti Tommaso sarebbe morto martire in India.
Altri santi. Sant’Eliodoro, vescovo (IV-V sec.); san Leone II, papa (VII sec.).
Letture. Romano. Ef 2,19-22; Sal 116; Gv 20,24-29.
Ambrosiano. At 20,18b-31; Sal 95 (96); 1Cor 4,9-15.
Bizantino. 1Cor 7,12-24; Mt 14,35-15,11.
t.me/santoavvenire
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