Non c'è dubbio che le immagini stridono. Mi riferisco a quelle che mostrano un prete mentre celebra la Messa domenicale «in mare, su un materassino gonfiabile e in costume da bagno», come si legge nel pacato commento pubblicato dall'arcidiocesi di Crotone (ampiamente ripreso lunedì sul sito di “Avvenire” bit.ly/3b5sp6t ). La quale coglie immediatamente gli elementi più dissonanti di quella celebrazione, avvenuta su una costa calabrese, prima di ricordare la necessità di mantenere sempre «quel minimo di decoro e di attenzione ai simboli richiesti dalla natura stessa delle celebrazioni liturgiche». I media, attivati da un lancio d'agenzia la domenica sera (ma la fonte originaria mi pare “CrotoneNews” bit.ly/3bacq6X ) non hanno perso l'occasione, sebbene non manchino cose più importanti di cui scrivere, di una perfetta “notizia balneare”; l'infosfera ecclesiale, a sua volta, ne ha discusso per una giornata, tra le inevitabili battute e le prevedibili polarizzazioni liturgico-pastorali tra “moderni” e “antimoderni”. Don Mattia Bernasconi era in Calabria insieme a un piccolo gruppo di giovani, con i quali ha partecipato a un campo di Libera. Racconta la Rete che è vicario presso la parrocchia milanese di san Luigi Gonzaga; ha 36 anni, è prete dal 2014, ha tre lauree (nell'ordine: ingegneria aerospaziale, teologia e filosofia) ed è già salito all'onore delle cronache religiose per essersi confessato da papa Francesco pochi mesi prima di essere ordinato. Guardando i suoi social (l'ormai classica triade Facebook-Instagram-YouTube) non appare afflitto da protagonismo. Come tanti confratelli, posta regolarmente gli audio (con immagine fissa) delle sue omelie e qualche foto in cui è evidente la sua predilezione per la montagna. Dove, notoriamente, si possono celebrare Messe “al campo” senza incorrere in alcun stridore liturgico.
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