Il "pacchetto previdenza" nella manovra finanziaria per il 2021 contiene importanti provvedimenti come la proroga, ancora per un anno, dell'Ape sociale e dell'Opzione donna, e per tre anni dell'assegno, detto "isopensione", per i lavoratori che concordano con l'azienda l'uscita anticipata dal lavoro. Su queste misure spicca la novità della nona salvaguardia, attesa da quattro anni da diversi lavoratori colpiti dalla riforma Fornero e finora non considerati per la mancanza di risorse. Quanto ai contributi, la manovra prevede l'esonero della quota Inps per i lavoratori autonomi e i professionisti con redditi 2019 fortemente ridotti a causa del Covid.
Inoltre, nella loro autonomia e con l'approvazione ministeriale, alcune Casse di previdenza di liberi professionisti (ingegneri e architetti, periti industriali, avvocati ecc.) hanno già deliberato, con effetti dal 1° gennaio 2021, l'introduzione di aggiornamenti in materia di contributi e di coefficienti utilizzati per la liquidazione delle pensioni.
Con un occhio alle novità del 2021, non va dimenticato però che anche le ultime ore che ci accompagnano alla chiusura del 2020 hanno un loro particolare rilievo. Rinviare una domanda di pensione, avendone ovviamente tutti i requisiti, ai primi giorni del 2021 comporta la perdita di una rata mensile, dato che l'Inps fisserà la decorrenza della pensione da febbraio 2021 anziché da gennaio.
Tuttavia tutte le nuove pensioni saranno liquidate in base ai nuovi coefficienti di trasformazione dei contributi, a seguito delle periodiche rilevazioni dell'Istat. Si tratta di leggere modifiche, limitate all'anno 2019, per le età tra i 57 e i 71 anni (rivalutazione dell'1,019%) che non hanno sensibili effetti sugli importi degli assegni. Nel complesso tuttavia il calcolo contributivo, obbligatorio per tutti a partire dal 2012, conduce a rendite pensionistiche sempre più ridotte, poiché riflette ogni anno l'andamento dell'economia nazionale (nella forma del Prodotto Interno Lordo) del quinquennio precedente.
Ed è per questo che dal 2022, e negli anni a seguire in termini più rilevanti, si potranno registrare gli effetti del Covid sugli importi delle pensioni dell'Inps e di altri enti, poiché il calo dei redditi sofferto nel 2020 in tutti i settori lavorativi sarà visibile nelle future rilevazioni del Pil.
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