Pensioni 2008, aumenti sì e no
mercoledì 2 gennaio 2008
La rata di pensione di gennaio, in pagamento da oggi per i pensionati dell'Inps, contiene l'adeguamento annuale al costo della vita, stabilito dall'Istat per il 2008 in un aumento a titolo provvisorio del 1,6%. I pensionati dell'Inpdap troveranno invece la nuova rata nella seconda metà del mese. Il nuovo importo della pensione minima sale a 443,12 euro (con un aumento sul 2007 di 6,98 euro), la pensione sociale aumenta a 326,01 euro, l'assegno sociale a 395,59 euro.
Per le pensioni di importo superiore al trattamento minimo, l'aumento è applicato in misura decrescente: a) la quota di pensione fino a 2.180,70 euro beneficia dell'1,6%; b) la quota compresa tra 2.180,70 e 3.539,72 euro riceve un aumento dell'1,2%, c) oltre i 3.579,72 non spetta alcun aumento.
Quest'ultimo caso è effetto di una norma peggiorativa contenuta nell'ultima riforma del welfare. Che, tanto per cambiare, contiene già in sé diverse ambiguità.
Blocco della scala mobile. La legge stabilisce che ai "trattamenti pensionistici" che superano di otto volte la pensione minima dell'Inps non è concessa la rivalutazione automatica al costo della vita per l'anno 2008. L'espressione "trattamenti", nel gergo della previdenza, comprende non solo le singole pensioni di importo superiore ai 3.539 euro lordi, ma include anche la somma di più pensioni in capo allo stesso titolare che raggiunge tale importo.
La legge prosegue, stabilendo che per la singola "pensione" o quota di pensione che beneficia dell'aumento dell'1,2%, tale aumento deve fermarsi in ogni caso al limite dei 3.539 euro. Alla lettera, tale disposizione
non dovrebbe applicarsi nei casi di trattamenti complessivi. Il blocco della perequazione automatica per le maxi pensioni merita alcuni commenti. Intanto ne sono colpiti i pensionati del settore privato, sia dipendenti sia autonomi, e del settore pubblico, ma anche i liberi professionisti le cui Casse di previdenza applichino la perequazione automatica secondo la legge 448/1998.
Inoltre, l'importo lordo di 3.539 euro si traduce, al netto delle imposte, in una pensione di circa 2.600 euro, una cifra certamente superiore alla minima dell'Inps ma che non rientra certamente tra quelle pensioni di lusso che la riforma ha inteso colpire. Di là dalle discutibili intenzioni della legge, lo strumento del blocco della scala mobile presenta notevoli aspetti di incostituzionalità, considerando anche che si traduce in una vera tassa sul patrimonio. Il blocco, poi, è stabilito per il solo 2008, ma in realtà si trascina sugli aumenti degli anni successivi, per l'intera vita del pensionato. Infine, corrisponde solo in parte alle stesse intenzioni della legge. Si stima, infatti, che la perdita lorda sulla pensione interessata è di circa 700 euro sull'anno 2008. Tuttavia la minore spesa per la previdenza è parzialmente annullata dal mancato introito per il fisco, tra relativi scaglioni Irpef e addizionali varie, di circa 250/300 euro per pensione.
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