L'uomo vive secondo tre modalità: pensando, contemplando, agendo. Quindi, ritenendo che nell'universo qualcosa corrisponda a queste tre modalità, si forma le idee del vero, del bello e del bene.
È una bella e sontuosa rivista intitolata Davar (ed. Diabasis), vocabolo ebraico che significa contemporaneamente «parola» e «fatto», nella convinzione che le vere parole sono efficaci, generano vita e realtà. Ebbene, in un numero di questa rivista, dedicato alla bellezza e al nulla, trovo la traduzione di un forte saggio giovanile di quella straordinaria scrittrice e pensatrice ebrea francese che è Simone Weil (1909-1943). Ho citato solo le prime righe; non mi è possibile neppure sintetizzare il percorso che procederà da esse tanto è ricco e completo (eppure si trattava di una ragazza di soli 17 anni!). Mi
fermo soltanto a quella rilevazione primordiale per interrogare un po' tutti: siamo veramente capaci di esercitare le tre modalità fondamentali della persona matura, il pensare, il contemplare, l'agire?
Forse le pratichiamo ma spesso in maniera dissociata. Quante volte, infatti, facciamo senza pensare; riflettiamo senza poi agire; sostiamo a contemplare ma scivolando solo nel vuoto e nell'inerzia. Anzi, non di rado quelle tre qualità decisive che sono state a noi assegnate non raggiungono mai le rispettive mete. Il pensiero non si preoccupa di cercare in profondità il vero e si aggira solo sulla superficie delle cose. La contemplazione non è riservata al bello che sta attorno a noi e all'armonia dell'essere, ma si perde nei particolari secondari. L'azione non tende al bene ma si accontenta di raggiungere esiti e vantaggi personali. Per questo è necessario prendere in mano con coscienza il pensare, il contemplare e l'agire per essere veramente persone e non semplici esseri.
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