domenica 20 maggio 2018
Voltaire insegna che «l'intelligenza va fatta sorridere». Dote rara l'intelligenza sorridente, specie nel serissimo mondo dei pallonari: pertanto Eraldo Pecci sta al calcio come Marcello Marchesi all'umorismo. Pecci ha fatto sognare e ridere di gusto i tifosi del Bologna e del Toro. Ha spalleggiato Antognoni alla Fiorentina e fatto in tempo a divertirsi e divertire anche Diego Maradona al Napoli, prima di darsi al “Gluking”... «Cos'è? Si va sulla spiaggia di Riccione, anche se io sono cattolichino, cioè nativo di Cattolica, si tirano i sassi sull'acqua del mare e vince chi sente più volte il suono “gluk”. Vinco sempre, gioco da solo...». Ha anche pianto Pecci sulla tomba di Camus a Lourmarin e quando andò a salutare per l'ultima volta il presidente del Toro, Pianelli «un uomo speciale che amava noi calciatori come figli e gli operai della sua azienda li trattava come fratelli». Ha pregato l'Eraldo in campo, con i padri spirituali del Toro, don Ferraudo e don Rabino e anche con loro «non ho mai rinunciato alla risata». Pecci, la voce più ironica delle telecronache azzurre (Rai) in tandem con «“l'uomo Touring”, Bruno Pizzul, sapeva già tutto del posto prima di arrivare. A Bruno l'ho ripagato, in diretta». Come? «Italia Turchia: Il portiere turco le prende davvero tutte, commenta Pizzul. E io: per forza Bruno, sono ottomani».
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