sabato 21 marzo 2020
In tempi normali l'orgoglio patriottico degli italiani è come l'Araba Fenice. Esiste a detta di tutti, ma nel pudore generale: si muove sottotraccia, silenzioso e (quasi) invisibile. Non possiamo, quindi, permetterci in alcun modo di "sprecare" il rinnovato sentimento nazionale che sta dominando la reazione degli italiani in queste settimane di guerra alla pandemia. Perchè se l'inno nazionale cantato sui balconi e i tricolori issati su palazzi e spazi social ci riempiono il cuore oggi, domani questo profondo senso di appartenenza e di identità dovrà essere canalizzato anche a favore della ripartenza economica e sociale del nostro Paese, trasformandosi in "patriottismo economico". Altrimenti la ritrovata identità nazionale dovrà fare i conti non solo con l'immenso dolore causato dalla tragedia di chi avrà perso la vita a causa del Covid-19, ma anche con un vero e proprio arretramento delle condizioni di vita nel Belpaese.
L'ideologia in questo caso non c'entra nulla. E' questioni di numeri: il crollo del PIL e la caduta della produzione che attendono nel 2020 tutto il globo rischiano di picchiare ancor più duro sul sistema imprenditoriale italiano, caratterizzato da un numero senza pari di piccole, piccolissime e micro-imprese del nostro Paese. Troppo spesso sotto-dimensionate e sotto-capitalizzate, di conseguenza molto più fragili e più esposte alla tempesta, alla quale molte di loro potrebbero non sopravvivere.
Al di là degli aiuti che Governo italiano, Unione Europea, banche e istituzioni finanziarie riusciranno a mettere in campo, l'unica soluzione duratura può venire dal mercato. In questo caso è la domanda che deve cercare di supportare e tutelare l'offerta, orientando decisamente le nostre scelte di consumo verso il "made in Italy". Se l'italianità di un prodotto o di un servizio diventeranno il fattore-chiave nella selezione quotidiana di ciò che compriamo, e se saremo in grado anche di valorizzare nei nostri acquisti le piccole produzioni agricole, artigianali e manifatturiere, probabilmente riusciremo in un'impresa straordinaria: salvare nel "day after" centinaia di migliaia di imprese e ancor più posti di lavoro. Peraltro non sarebbe una scelta solo "emotiva": basti pensare, solo per fare un esempio, che nell'agroalimentare l'Italia ha il sistema di controllo più severo al mondo in tutti i suoi passaggi, dalla produzione alla tavola.
La scelta del "patriottismo economico", dunque, è quella giusta in questa fase drammatica per l'Italia. Cuore e cervello devono spingerci nella stessa direzione, come cittadini italiani e come consumatori consapevoli.

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@FFDelzio
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