Carlo Passaglia, nato a Lucca il 2 maggio del 1812, a 19 anni arriva a Roma novizio in una Compagnia di Gesù prima soppressa e poi recuperata per ordine papale. Studia al Collegio Romano, legge e pensa in proprio tra Bibbia e Padri della Chiesa, diventa padrone di greco e latino, francese e tedesco. Insegna anche matematica e fisica e nel 1845, a 33 anni, è sulla cattedra di teologia dogmatica alla Sapienza, antica di 500 anni…Tempi duri: nel 1846 è eletto Pio IX e nel 1848 a Roma le prime sommosse risorgimentali. Il Papa fugge a Gaeta e i gesuiti sono espulsi dalla città. Don Carlo viaggia e in Inghilterra frequenta John Henry Newman, pastore anglicano, poi fondatore del movimento di Oxford e cardinale cattolico. Nel 1850 rientra a Roma, riprende l'insegnamento al Collegio Romano dei gesuiti e pubblica opere di grande peso, tra cui i primi tre volumoni in latino dei “Commentaria sulla Chiesa di Cristo”, sintesi di tradizione patristica, filosofia scolastica e studi biblici: una teologia grandiosa in dialogo tra modernità e tradizione. Gran successo nella Curia e incarichi di prestigio: è il teologo privilegiato di Pio IX, pensa e scrive per lui in vista della proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione, nel 1854: una trionfale carriera, ma a 42 anni entra in conflitto con i gesuiti e la XXI Congregazione Generale della Compagnia rovescia gli orientamenti e gli toglie la cattedra al Collegio Romano. Pio IX lo difende e lo conferma come docente alla Sapienza, ma con la Compagnia è rottura: nel 1859 Passaglia è “dimesso”. Diventa prete diocesano di Roma e si infervora per l'unità d'Italia e per la fine del potere temporale. Scandalo! Il teologo dell'Immacolata, il protetto di Pio IX vuole Roma italiana! La Curia è divisa tra sostenitori dell'inconciliabilità tra Chiesa e mondo moderno e fautori del dialogo. Pio IX in mezzo, ma in via di irrigidimento. Molti, sia in Curia che a Torino, vedono don Carlo possibile interlocutore di una mediazione tra Papa e Savoia, e Cavour lo riceve più volte. Lui raccomanda a Torino di rompere con l'atteggiamento anticlericale e a Roma di prendere in considerazione un accordo. Pio IX lo riceve e lo incoraggia, ma a Roma inizia l'irrigidimento che porterà nel 1864 al “Sillabo degli errori moderni” che rifiuta ogni dialogo e don Carlo cade in disgrazia. In Curia si decide la sua condanna e persino lo stesso prefetto del Sant' Offizio, cardinale D'Andrea, che non vorrebbe punirlo è per questo costretto a dimettersi. Lui condannato ed esiliato. Da Torino Cavour gli offre la cattedra di filosofia morale all'Università e lui continua, indomito, e nel 1862 organizza una petizione per l'Unità d'Italia che arriva a Pio IX con la firma di 10.000 preti! Un putiferio, e arriva la scomunica. Lui pubblica un settimanale, “Il Mediatore”, e un quotidiano, “La Pace”, fonda l'Associazione Ecclesiastica Italiana che ha qualche successo, ma solo tra i preti del Meridione. Don Carlo non demorde, eletto deputato a Torino propone una costituzione civile del Clero e difende gli emarginati e condannati del tempo…Non smette di pensare e scrivere, don Carlo, e pubblica una confutazione della “Vita di Gesù” di Ernest Renan, in nome di Bibbia, Padri e grande tradizione teologica. Entra anche con moderazione nel dibattito vivo sull'infallibilità papale che sarà definita nel Vaticano I e difende Antonio Rosmini, allora accusato e condannato dal S. Offizio, oggi beato. Così, attorno al 1865, inizia per don Carlo un cammino di ritorno silenzioso e costante, con un carteggio fitto e articolato proprio con il Sant'Offizio…E così Pio IX, vecchio e sofferente, vede il riavvicinamento del suo prediletto “teologo dell'Immacolata”, che dopo una riconciliazione piena nelle mani del cardinale di Torino, Alimonda, morirà il 12 marzo del 1887. Don Carlo Passaglia, gesuita e prete di Roma, filosofo e teologo, politico per caso, giornalista polemico e colto, cultore di Bibbia e storia: una bella avventura!
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