venerdì 21 gennaio 2011
C'è gente che ama parlare di niente. È l'unico argomento di cui sa tutto.

«Non dice nulla, ma lo afferma con grande autorevolezza». Così, un giorno mi sussurrò con ironia un amico, mentre ascoltavamo a una cerimonia ufficiale una personalità che stava infliggendoci con solennità un discorso di circostanza. Bisogna, però, subito dire che basta salire su un mezzo pubblico e lasciarsi avvolgere dal cicaleccio degli utenti dei cellulari, per rimanere basiti di fronte a quel flusso di chiacchiere, vane e vacue, che vengono riversate in questo oggetto di culto del nostro tempo. Forse aveva ragione quella mala lingua dello scrittore inglese ottocentesco Oscar Wilde, straordinario "battutista", con la sferzante considerazione sul
vaniloquio che abbiamo sopra proposto. Non c'è bisogno di ripetere il famoso detto della tradizione ebraica: «Il sapiente sa quel che dice, lo stupido dice quel che sa».
La dotazione di molti, purtroppo, è fatta solo di niente, di banalità, di ovvietà, di superficialità e, non di rado, di volgarità. Interi programmi televisivi si reggono su questa inconsistenza e il fatto che siano così seguiti fa solo sospettare che si diffonda sempre più quel modello di gente che Wilde bollava tanto impietosamente. Non ho mai dimenticato ciò che mi disse, l'unica volta in cui lo incontrai, lo scrittore Riccardo Bacchelli: «Reverendo, si ricordi: gli stupidi impressionano non foss'altro che per il numero!». Detto questo, però, non dimentichiamo che qualche schizzo di stoltezza e di vacuità può raggiungere anche le nostre menti e le nostre anime. Bisogna, allora, essere molto sorvegliati e autocritici e ripetere col Salmista: «Vigilerò sulla mia condotta per non peccare con la mia lingua, metterò un morso alla mia bocca» (39,2).
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