Emilia Flocchini mi segnala un video di tifosi di Maradona che pregano per lui l'Eterno riposo e il Padre nostro come se intonassero un coro allo stadio (commentato su queste pagine da Marina Corradi): di lì, per caso, arrivo a una pagina Facebook che si chiama "La/c/chiesa" ( bit.ly/3mEIznF ) – da pronunciare tutto attaccato, alla stregua di chi ne parla come fosse un'entità astratta e non una comunità di persone. È stata creata da un paio d'anni e si definisce «un meme project di evangelizzazione non autorizzata». E già qui fatico a decodificare: a «evangelizzazione» ci arrivo; «non autorizzata» lo posso interpretare come: «non abbiamo (e non vogliamo) alcun imprimatur»; un «meme» ho imparato che è un'associazione tra immagini d'attualità, o comunque molto comprensibili, e testi sovrascritti, con un effetto d'insieme umoristico o bizzarro. Ma non so tradurre «meme project», pur trovandone traccia in Rete. Così chiedo direttamente agli amministratori della pagina, dai quali ottengo una risposta immediata e impeccabile: «Noi cerchiamo di parlare del Vangelo attingendo da quel sapere "tradizionale" di quella parte della Rete basata sui meme e su riferimenti alla cultura pop che sappiano far ridere e pensare». Scorro gli ultimi post e trovo che i materiali pubblicati sono abbastanza fedeli a questa dichiarazione d'intenti. Certo, per comprenderne diversi e per approvarne senza riserve alcuni dovrei salire sulla macchina del tempo e ringiovanire di qualche decennio; ma vedo, sul gruppo chiuso dal nome provocatorio che fa da pensatoio-filtro alla pagina, un pentalogo che, pur con leggerezza e ironia, lascia intendere una lodevole selettività sui contenuti, a fronte dell'apertura verso le diverse appartenenze ecclesiali. Come assaggio cito, tra i meme che ho decodificato, l'immagine del profilo. Vi compare un don Alberto Ravagnani invecchiato e in abiti liturgici pontifici. Intorno, le scritte: «la/c/chiesa» e un'intraducibile parodia del motto che campeggia sullo stemma di Papa Francesco: «memando atque eligendo».
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