Distanze opposte, in controluce. Ieri sui giornali l'eco dei discorsi del Papa sulla pace. "Liberazione", prima pagina, dà notizia: il Papa ha detto che "la pace è possibile e doverosa", e "l'Angelus in piazza S. Pietro si è trasformato in una manifestazione pacifista". A p. 2 insiste: grosso titolo, "A San Pietro ci siamo scambiati il segno di pace", e due lettere. La prima di uno che solo oggi si accorge che il Papa è per la pace, e perciò si dichiara "laico in crisi". La seconda di uno che ha scoperto tra i "cattolici" - perbacco! - "ragazzi stupendi", ed ha "ascoltato un Papa che certo crede nella pace". Aiuto! Non c'è più l'oppio dei popoli! A p. 4 e 5, poi, Fulvio Fania annota che la "Pacem in terris" di Giovanni XXIII fu pubblicata quando "una guerra atomica fu sventata per un soffio nel 1963", ma che commemorandola "il papa polacco tralascia la celebre distinzione tra errore ed errante". In realtà la crisi dei missili a Cuba fu del 1962, e la "celebre distinzione" della "Pacem in terris" fu tra ideologie immutabili e movimenti storici in evoluzione. Veniale! Sul "Secolo d'Italia", invece, pezzo sciatto e senza firma. Titolo marmellata: "Il Papa chiede buona volontà ai potenti"! Niente citazione della frase sulla "pace possibile e doverosa" e niente sulla grande folla presente alla marcia per la pace promossa di Sant'Egidio. Subito, però, "la profonda e convinta adesione del Governo italiano al solenne messaggio del Santo Padre". Tanti saluti e via! Come ciliegina sulla torta malferma, poi, l'enciclica "Pacem in terris" diventa "documento conciliare". Distanze opposte, ma sempre distanze"
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: