Tecnicamente è stata definita un'«aggregazione economica», praticamente è una delle risposte possibili alla frammentazione della produzione agricola e alle esigenze sempre più pressanti del mercato. Di fatto è il collegamento di oltre 80mila imprese – fra cooperative e aziende private – per la messa in comune e l'allineamento dei dati di produzione di circa due milioni di tonnellate di cereali. Un'operazione che detta così sembra banale, ma che risponde a una precisa esigenza dei compratori internazionali di cereali nostrani: avere in tempi brevi notizie precise sulla dislocazione e sulla qualità del raccolto. Informazioni di non poco conto, oggi però quasi impossibili da ottenere a causa dell'enorme frammentazione della produzione cerealicola italiana. Una cosa seria però, visto che il valore del raccolto coinvolto tocca i centinaia di milioni di euro. Da qui l'idea nata nell'ambito del Coordinamento Cereali (Cia, Confagricoltura, Copagri, Fedagri/Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Agci-Agrital), e dalla collaborazione con Compag (Federazione nazionale commercianti di prodotti per l'agricoltura), di creare una rete fra le imprese di stoccaggio dei cereali in maniera tale di riuscire a fornire le informazioni richieste dal mercato in maniera efficace. Ogni impresa, quindi, è stata dotata di una specifica strumentazione necessaria ad accertare le caratteristiche qualitative e sanitarie della produzione cerealicola nazionale. I dati in arrivo da ogni centro saranno raccolti in una banca dati a disposizione dei compratori. L'operazione è partita da poco, ma vale molto sia in termini economici che di politica di mercato. Il fatturato complessivo di tutte le aziende coinvolte (che effettuano stoccaggio ma anche vendita di mezzi tecnici come sementi e agrofarmaci), è superiore a 750 milioni di euro. A questi centri di stoccaggio (in 12 regioni), in cui lavorano 900 addetti, viene destinata la produzione di oltre 850mila ettari seminati a frumento, orzo e mais. Sono interessate circa 80mila aziende agricole produttrici di cereali. Per dare il via al tutto, sono stati investiti circa 2,5 milioni di cui 1,3 derivanti da fonti pubbliche. Due gli obiettivi del progetto. Il primo, a breve periodo, è quello di riuscire a gestire le informazioni sulla qualità del prodotto nella fase dello stoccaggio e di commercializzazione del raccolto. In questo modo, si otterrà una “mappatura” costante delle quantità e qualità di cereali stoccati nelle varie realtà territoriali della Penisola, offrendo così un valido strumento di supporto per la qualificazione dell'offerta agricola e per il miglioramento delle relazioni commerciali all'interno della filiera. Poi c'è il secondo traguardo, più ambizioso: arrivare a gestire direttamente la fase di commercializzazione dei principali cereali prodotti in Italia. Una cosa da libro dei sogni, dicono prudentemente i promotori del progetto. Ma nel fare impresa, anche in agricoltura, avere qualche sogno non guasta.
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