sabato 5 febbraio 2011
Ho insegnato per anni a un'alta scuola di giornalismo e agli allievi che... minacciavano di seguire le mie tracce ho dato un solo vero consiglio pratico: «Esserci». Ovvero cercare - nei limiti della capacità e del possibile - di esser testimoni di ciò che poi si andrà a raccontare. Mi piacque l'autonomina di Enzo Biagi - uno dei miei direttori - a "testimone del tempo": una qualità che ti mette subito avanti agli altri, ai concorrenti, anche se dotati di particolare bravura nel raccontare, a voce o scrivendo. Esserci. In mezzo secolo vissuto da cronista di sport, là dove l'evento, piccolo o grande che sia, partorisce la notizia, il fatto, il personaggio, mi son perso poco. Pochissimo. Per esempio - è l'attualità che m'ispira - ho visto nascere Alessandro Del Piero e mi stupisce e diverte quel che di lui van dicendo improbabili "opinionisti" alla vigilia di un «probabile» rinnovo di contratto con la Juve. Del Piero ha collezionato circa 700 maglie juventine e io lo conosco fin dalla prima, Foggia-Juve del 12 settembre '93; il 19 settembre, in Juve-Reggiana, segnò il suo primo gol e testimoniai la nascita di un campione: troppa fretta - mi dissero - ma non mi tirai indietro, mi fidai del pensiero di Boniperti e mi divertii per anni.
Ma torniamo a Del Piero, l'uomo/ragazzo che in questi frangenti si pone - forse insieme a Buffon - al centro della crisi juventina. Più di Marotta e Del Neri. Più di Andrea Agnelli. Io non solo rinnoverei al buio il suo contratto ma gli chiederei come uscire dalla crisi. Non è una sviolinata, questa, l'ho anche criticato, spesso: io lo farei Consigliere Speciale della Povera Signora perché Alex è il vero Testimone del Tempo, l'unico che ha vissuto gli eventi felici e drammatici di un ventennio di storia del calcio. Nei giorni scorsi, parlando di un periodo non felicissimo della sua carriera, ha rivelato una maturità straordinaria: «Gli anni di Capello mi hanno disturbato da un punto di vista morale, ma ho ottenuto grandi risultati in rapporto al tempo giocato. Ho dimostrato l'attitudine al lavoro presa da papà...». Evviva. Folle, irresponsabile l'idea di privarsi di un giocatore che per l'impegno e il carisma è già un leader in società: può giocare o far panchina, ma devi averlo vicino per smettere di sbagliare.
L'ho contestato quando minacciava di farsi Fenomeno Frufru; l'ho esaltato quando ha saputo assumere posizioni di responsabilità. Nel periodo del grave incidente di Udine, o quando Zeman l'accusava di doping, o in Calciopoli. Ho letto un pensiero di Galeano - uno di quegli illustri scrittori che scoprono l'acqua calda e ne traggono racconti al rosolio - secondo il quale Del Piero «si è costruito un corpo nuovo ed è andato a cercarsi un posto fra i migliori... Ha moltiplicato almeno per due le sue spalle senza pregiudicare l'agilità... Nella Juve ha trovato la protezione dell'organizzazione e del successo...». E allora, siccome c'ero, e vedevo, e sapevo, posso dire che la verità è di segno opposto: non entro nel dettaglio di quelle «spalle raddoppiate» ma posso dire che il successo di Alex è ancor oggi l'unica vera Protezione della Juventus.
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