Si apre con uno sfavillante Pater Noster a otto voci il cd intitolato Le Divin Arcadelt, e non poteva essere altrimenti; si tratta infatti di un mottetto che mette perfettamente in luce la fantasia creativa, la profondità d'ispirazione e il "divino" magistero polifonico di Jacques Arcadelt (ca. 1505-1568), introducendo subito l'ascoltatore nelle atmosfere suggestive di quella che sarebbe diventata la straordinaria stagione artistica e spirituale della grande Roma rinascimentale (cd pubblicato da Chandos e distribuito da Sound and Music).
Con ogni probabilità allievo del sommo Josquin Desprez, il maestro fiammingo fu infatti attivo nella Città eterna a partire dalla fine degli anni Trenta del XVI secolo – dapprima come membro della Cappella Giulia e in seguito della Cappella Sistina – e in tale ambito affinò il proprio stile, soprattutto per quanto concerne il repertorio liturgico. In questa prospettiva, il disco paga omaggio anche ad alcuni brani che simboleggiano quasi un passaggio di testimone ideale tra Arcadelt e i musicisti attivi in ambito romano prima e dopo di lui: da un lato una coppia di mottetti mariani dello spagnolo Andreas de Silva (ca. 1475-ca. 1530) – che fu "cantor et compositor" della cappella privata papale – e dall'altro due splendide pagine del princeps musicae Giovanni Pierluigi da Palestrina (ca. 1525-1594).
Ed è proprio il mottetto Ave, Regina coelorum di Silva a rappresentare la traccia melodica sopra cui Arcadelt ha costruito la sua omonima Missa, qui riproposta all'interno di una ricostruzione di un'ipotetica Messa per la Festa della Presentazione di Gesù al Tempio di Gerusalemme (conosciuta anche come Festa della Candelora). Sotto l'attenta supervisione tecnica e artistica del direttore Simon Ravens, il gruppo vocale Musica Contexta si muove sicuro tra le linee verticali e orizzontali delle trame polifoniche, poggiando sui solidi contrafforti strumentali a tratti offerti dai fiati dell'English Cornett and Sackbut Ensemble, ma pecca un po' di presunzione nella scelta delle voci soliste, che non sono sempre all'altezza dei compiti assegnati loro dalle partiture e che non permettono a questa interpretazione di raggiungere i pieni voti meritati invece dalle sublimi musiche a cui è dedicata.
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