Ogni tanto, per fortuna, i quotidiani parlano dei giovani non solo per luoghi comuni, non solo degli sciagurati che si ammassano nelle laoocontiche movide o su certe isole mediterranee ridotte a campi di concentramento musicali 24 ore su 24; ma anche dei grandi dimenticati dal sistema educativo, dalla scuola e dagli adulti. Angelo Panebianco ("Corriere", 20/7) riprende Chiara Saraceno (vedi Press Party, 17/7): «Qui, nell'indifferenza generale, si stanno mandando al macero generazioni di studenti. E si sta preparando un pessimo futuro per l'Italia. Che si farà quando il Paese avrà un numero ancora più grande (sono già tantissimi) di analfabeti funzionali e tuttavia diplomati? Sarà una buona notizia per l'economia? Una buona notizia per la democrazia italiana?». Aggiungiamo: e prima ancora, sarà una buona notizia per la loro felicità?
Come rimediare? Qui sorgono i problemi. Panebianco invoca «un gabinetto di guerra per stabilire le contro-misure». Pietro Garibaldi ("Stampa", 20/7) si appella a Draghi, un po' come in un antico carosello ("Gigante, pensaci tu!"): «Per rimettere i giovani al centro delle scelte e dell'attenzione di politica economica, non ci resta che sperare in uno scatto del Presidente del Consiglio, da sempre attento alle prospettive dei giovani delle prossime generazioni». Lo stesso quotidiano, il giorno dopo ("Stampa", 21/7), ospita una lettera delle «400 Associazione» (al singolare, può scappare, ndr) della Rete "#EducAzioni". Pezzi importanti della società, realtà associative, di studio e – appunto – di azione che da sud a nord del nostro Paese si battono concretamente contro disuguaglienze e discriminazioni. E cercano di "svegliare la politica"... Speriamo.
Clamorosa rivelazione, infine, sulla "Repubblica" (21/7), titolo: «Ho iniziato le pratiche per sbattezzarmi»). Francesca Pascale, intervistata da Giovanna Casadio, informa: «Sono credente, vorrei fosse chiaro. Ma accanto alla Chiesa apostolica, c'è un'altra parte che si divide tra omofobia e silenzio sulla pedofilia. Non mi piace una Chiesa che discrimina». Pascale si sbattezza (e straparla): non è il caso di farsi prendere dal panico.
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