sabato 6 gennaio 2007
In famiglia tempo di tombola, ma in certe pagine è sempre "90! La paura". Giovedì Luigi Pedrazzi su "Europa" (p. 1) scrive della "sana laicità" della nostra Costituzione osservando che la Chiesa cattolica ha ragione a dire che la religione non è solo cosa di coscienza e perciò a "rivendicare" per sé "diritto di parola" e "per i cattolici di influenza alla pari degli altri nella formazione delle leggi e delle decisioni politiche". E continua: perciò "i clericali sperano e i laicisti temono che i cattolici possano risultare 'invincibili'". Lascio perdere qui i "i clericali" - come tali non sono neppure cattolici seri - e rifletto sui "laicisti" che "temono". È così: da sempre singoli, istituzioni politiche, alleanze, media ecc. temono che la Chiesa parli, che i cattolici dicano la loro alla pari di tutti perché ad armi pari, di ragione e di coscienza, sono convinti di non farcela a vincere. Perciò strillano, chiedono il silenzio della Chiesa, dicono ai cattolici che se votano debbono dimenticare la loro coscienza e assumere quella altrui. Temono, sentono, ritengono che "quelli", cattolici e Chiesa sono come tali "invincibili", e quindi vogliono truccare il tavolo. Qualche volta è andata diversamente, p. es. nel 1974 e nel 1981? Sì, ma loro neppure ci credono. Si sentono perdenti, non accusano più, come Saragat, "il destino cinico e baro", ma strillano ovunque all'interferenza della Chiesa. Con punte di ridicolo. L'altro ieri il Papa alla Caritas ha detto che certa pubblicità "mistifica" la realtà e ieri su "Repubblica" (p. 30) ecco il titolone: "Il Papa attacca la pubblicità". "Attacca"? Mamma mia che impressione!
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