martedì 15 novembre 2022
Talvolta per leggere i quotidiani bisogna essere dotati dello stesso sense of wonder dell’appassionato di fantasy, ossia della capacità di accettare ciò che la fredda ragione respingerebbe, di credere all’incredibile. Infatti, non è ragionevolmente possibile che colui che giudicava gli arbitri italiani, rifilando multe e sospensioni fino a determinarne la carriera, fosse un trafficante internazionale di droga, nominato mentre era agli arresti domiciliari. Eppure, l’altro ieri (13/11) ci toccava leggere questi titoli. “Corriere della sera”: «Il procuratore capo degli arbitri in carcere per droga». “Stampa”: «Un narcos tra gli arbitri». “Repubblica”: «Giudicava gli arbitri, ma faceva il narcos». “Fatto”: «Narco (senza esse; prima o poi bisognerà parlarne, ad esempio: murales o mural?, ndr) e “giudice” degli arbitri di A». La grottesca vicenda di Rosario D’Onofrio, scrive Stefano Scacchi sulla “Stampa”, costituisce «un danno di immagine incalcolabile per il movimento arbitrale italiano». Di mezzo potrebbe non esserci andata solo “l’immagine”, se dovessimo dar credito all’ex arbitro Piero Giacomelli intervistato da Marco Juric sulla “Repubblica”: D’Onofrio «negli ultimi due anni decideva, con i suoi provvedimenti, promozioni e dismissioni degli arbitri di serie A e serie B». Chissà se lo faceva gratis. E chissà chi indagherà sulla storiaccia, se indagine ci sarà: gli stessi distrattoni che nominarono capo procuratore un tale costretto a dimettersi mentre finiva agli arresti domiciliari? Ci vuole tanto sense of wonder, per restare nel calcio, leggendo sulla “Repubblica” (13/11) Gabriele Romagnoli. Si sa che i Mondiali in Qatar suscitano qualche (eufemismo) perplessità. Ma ecco la denuncia del “Guardian”: «Tifosi gallesi (e inglesi) pagati per promuovere la coppa dal Qatar». La trasferta costa? I morti sul lavoro gettano un’ombra inquietante e annacquano l’entusiasmo? Semplice, tifosi ed entusiasmo si comprano, così come è stato comprato tutto il resto. Il Qatar offre pacchetti completi con biglietti, alberghi e ristoranti: «In cambio i tifosi dovranno partecipare ad alcuni eventi chiave, tra cui la non sospirata cerimonia d’apertura, farsi riprendere e mostrarsi festanti, compiere un’intensa attività social postando foto dove tutto è bello». Ci crederemo, così come crediamo all’entusiasmo degli influencer. © riproduzione riservata
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