Sulla Rete dell'informazione ecclesiale digitale hanno lasciato traccia soprattutto le parole che l'arcivescovo Matteo Zuppi ha pronunciato il sabato mattina a Bologna, in piazza Maggiore, intervistato da Lorenzo Fazzini su «Quando perdonare è difficile». Le riprendo dalla cronaca di Luca Tentori sul sito di Radio Vaticana ( tinyurl.com/jhgx9jr ): «Perdonare non è mai un fatto automatico. È sempre anche un itinerario e una scelta, ma credo che però convenga sempre. Qualche volta lo capiamo con difficoltà, prevale la ferita. A volte non perdoniamo perché sembra un'ingiustizia perdonare: un tradimento a noi stessi o altri che hanno subito le offese del male, i colpi del male».Ma il Festival Francescano «Per forza o perdono», contesto dell'intervento di monsignor Zuppi, è durato tre giorni: una “forma festival” in piena regola, con decine e decine di eventi e di protagonisti di primo piano. Comprese, il sabato sera in diretta su Tv2000, le centinaia di bambini dei tanti “piccoli cori” sparsi per l'Italia (con raccomandazione fuori onda di non farsi scappare la pipì) e compresa la “Porziuncola” da trasferta che una benefattrice ha donato ai francescani e che se ne stava lì, dinanzi alla basilica di San Petronio, senza alcun complesso di inferiorità, a donare a chi vi entrava un non scontato raccoglimento.E compresa anche un'intensa attività social (del resto eravamo in 50mila, hanno raccontato in chiusura gli organizzatori) che, prima o dopo aver ascoltato i professori di turno declinare il perdono nella lingua della loro scienza, questa volta si è dispiegata perlopiù all'antica. Cioè incontrandosi sul limitare del “crescentone” (per gli stranieri: la parte centrale, rialzata, di Piazza Maggiore) o nei pressi degli altri luoghi della città che il Festival aveva pacificamente occupato, per scambiare calde e lunghe chiacchiere e spesso abbracciarsi da persona a persona anziché da tablet a smartphone – a parte qualche bel selfie.
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