Sul palco del Festival di Sanremo 1982, il cantautore per almeno due minuti del suo brano fece parlare la musica soltanto, suonando l'armonica. Però la canzone che aveva scelto d'iscrivere alla rassegna, un testo ovviamente l'aveva. E quel testo parlava dell'importanza di assumersi le proprie responsabilità, della necessità d'imparare a vivere sul campo della vita, della certezza che, nella vita, non siamo (né dobbiamo) essere soli. Quella canzone, così strana per Sanremo già nell'82, cantava così. «Non voglio ali, per andare lontano! Non voglio ali, io resto qua! Io credo nei piedi e nelle mani: non voglio ali, resto qua, è questa la mia libertà! E non la cercherò da solo... Non voglio ali per volare lontano... Io, resto qua!». Al termine di quel Festival restò nella storia però, in verità, un messaggio opposto: il grido per un'esistenza maleducata. E certo è una bella canzone, «Vita spericolata»: però a volte verrebbe proprio voglia di cambiarla, la storia. Ché non ci avrebbe fatto male, se del Sanremo '82 fosse rimasto anche quel piccolo-grande insegnamento scritto e cantato, con garbo ed eleganza, da Riccardo Del Turco.
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