Aveva cominciato Ilaria piantando la tenda davanti al Politecnico di Milano: con i prezzi che girano, questa posso permettermi (vedi Press Party 6/5). Un sassolino; che però ha dato il via alla valanga. Il “Corriere” (10/5) in prima: «Da Milano alla Sardegna. Studenti in tenda, dilaga la protesta. “Noi senza casa e senza futuro”». Seguono due pagine interne. Altre due pagine sulla “Repubblica” (10/5), titolo simile: «Il grido studentesco: “Senza casa niente futuro”». Viola Giannoli rispolvera un efficace termine del 2011, acampada, «quando gli Indignados spagnoli in rivolta contro Zapatero contagiarono i giovani italiani». “Repubblica” invita gli studenti a raccontare le proprie storie. Ed Eleonora Capelli intervista il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, che propone: «Lo Stato ci dia le caserme per farne alloggi low cost», e applausi al sindaco che, ricordandosi d’essere italiano in Italia, dirà «a basso prezzo». Non basta. Più addentro nelle pagine, Concita De Gregorio non esita ad accusare gli «speculatori» sulla pelle di studenti e lavoratori, altro che sana legge della domanda e dell’offerta. Pare che l’acampada metta d’accordo tutti, con un’eccezione che lasciamo in coda. La “Stampa” (10/5) dà la parola ai rettori: «Letti per studenti in edifici pubblici». Perfino il “Giornale” (10/5), che è arduo accusare di collusione con la sinistra, simpatizza con gli studenti tartassati: «Caro affitti, le università si trasformano in tendopoli». Valeria Braghieri li invita: «Continuate a farvi prendere sul serio». Il giorno prima il “Manifesto” (9/5) aveva messo il dito nella piaga: «Emergenza affitti per gli studenti, il privato ci guadagna». E “Domani” (10/5), con Massimo Taddei – titolo: «Gli studenti hanno ragione» – ammette: «Trovare un bilanciamento tra i diritti dei proprietari e quelli dei fuorisede – sia studenti sia lavoratori – non è semplice». Ne scrivono tutti (“Avvenire” 10/5 con Raffaele Rossi da Roma) con una voce decisamente dissonante, quella della “Verità” con Claudio Antonelli: «Le giovani che hanno finto di protestare accampandosi nella piazza antistante il Politecnico non sono altro che quarte colonne del Pd», come le sardine bolognesi. È un subdolo piano «contro la proprietà privata». Il centrodestra vegli. Magari si accampi pure lui da qualche parte.
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