Quale ignobile impulso spinge i cosiddetti “leoni da tastiera” a sommergere di fango – eufemismo: il termine adeguato è inglese, shitstorm – un malcapitato servendosi del palcoscenico dei social? Quale irresistibile piacere potranno mai provare per insistere e insistere, rincarando la dose? Una pratica riprovevole sempre. E una ferita difficile da rimarginare, come ben sa chi ne è stato vittima. Ma mai come quando la tempesta di guano si abbatte addosso a chi ha subìto il dolore incomparabile dell’assassinio della figlia, come Gino Cecchettin. Antonio Borrelli sul “Giornale” (11/12) informa delle contromisure. Titolo: «Ma contro gli hater partono le querele». Si dirà: a cosa serve intasare i tribunali? Ma non solo è opportuno: è doveroso. Non far nulla significa incoraggiare codesti loschi figuri. E l’unica speranza per indurli alla frenata è colpirli là dove tengono il loro cuore, nel portafoglio. Scrive Borrelli: «Non solo insulti ma anche minacce di morte, sarebbero centinaia le frasi indicibili che la famiglia ha ricevuto in queste settimane». Il peggio del peggio viene riferito su “Libero” (10/12) da Alessandro Dell’Orto, che lo definisce il «tempo del delirio». Una pagina intera di citazioni complottiste, anche da profili Facebook che raccolgono i sostenitori di QAnon. Vi risparmiamo l’abisso e riportiamo soltanto titolo e parte del sommario: «“Giulia? È tutto inventato”. Ci mancavano i complottisti dell’omicidio Cecchettin. Dalla bara vuota a fratello e sorella che sarebbero la stessa persona fino al satanismo». Sintesi: «Odio gratuito, accuse e anche scenari surrealistici». Sempre i social protagonisti negativi ma toni più composti nell’articolo di Gianluca Nicoletti sulla “Stampa” (11/12), titolo: «Quella vergognosa condanna social». In estrema sintesi: «Il tribunale della “gente perbene da tastiera” ha sentenziato che Gino Cecchettin dovrebbe tacere e scomparire. Nei social, e non solo, è partita la gara al massacro di un padre che ha appena seppellito la sua ragazza, ammazzata a coltellate. Qualcuno ora pretende di insegnargli come comportarsi nella gestione del suo dolore». Quell’«e non solo» si riferisce a chi rimprovera a Cecchettin di avere accettato l’invito di Fabio Fazio, come il “Giornale” (10/12): «Uno show fuori tempo». Auguri di cuore, Gino.
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