Nella storia e nell'insegnamento del profeta Geremia, Peter-Anthony Togni (classe 1959) ha saputo cogliere un messaggio di estrema attualità, per la società occidentale e per il mondo intero: un monito a fermarsi per riflettere sul nostro stile di vita, sulla scelta dei nostri valori e sui nostri comportamenti, le cui conseguenze sono inevitabilmente destinate a ripercuotersi sulle generazioni future.
Straziato dal dolore di fronte alla distruzione di Gerusalemme del 586 a.C., Geremia aveva innalzato le sue celebri "lamentazioni", raccolte nei libri dell'Antico Testamento; oggi, a oltre duemila anni di distanza, nella sua Lamentatio Jeremiae Prophetae ha simbolicamente affidato al pentagramma il pianto amaro nato dalla sconfitta di un popolo che ha deliberatamente scelto di allontanarsi da Dio e di non ascoltare la Sua parola. In questa composizione " che reca il sottotitolo «Concerto per clarinetto basso e coro su testi dal Libro delle Lamentazioni» " l'autore canadese porta in scena una drammatizzazione dai toni accesi e vibranti, che mira a rimarcare l'universalità dell'esperienza raccontata nei versi biblici attraverso l'atemporalità del linguaggio utilizzato, sempre in bilico tra istanze moderne e idiomi del passato.
L'etichetta che ha realizzato l'incisione di queste Lamentazioni è la tedesca ECM (distribuita in Italia da Ducale): la stessa che, in oltre quarant'anni di vita, ha seguito la parabola creativa di artisti come Keith Jarrett o Pat Metheny e che nel 1994 ha pubblicato il disco Officium, in cui il sassofonista jazz Jan Garbarek ha incontrato il quartetto vocale dell'Hilliard Ensemble, specializzato nell'antico repertorio polifonico.
Sulla medesima lunghezza d'onda, e con diverse similitudini concettuali con quest'ultimo progetto, l'opera di Togni si situa nel solco di un cammino di ricerca multifocale: sotto la direzione di Lydia Adams, le improvvisazioni affidate al clarinetto basso del virtuoso Jeff Reilly (a impersonare la figura del Profeta) si intrecciano con gli interventi della formazione corale degli Elmer Iseler Singers (la «Città tre volte santa»), un percorso di apertura e contaminazione che identifica perfettamente gli orizzonti del repertorio sacro contemporaneo.
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