Nell’ora di religione si educa a un uso critico di ChatGPT
venerdì 17 febbraio 2023
Commentando su Facebook la puntata di questa rubrica in cui davo conto di alcune esperienze di utilizzo di ChatGPT (la già famosa chatbot basata sull’intelligenza artificiale) pubblicate su “Aleteia”, don Andrea Ciucci raccomandava che la «preoccupazione cattolica» rispetto a essa non sia tanto che cosa essa sa o dice della fede cristiana, quanto «la custodia della dignità delle persone in quest’epoca tecnologica». L’osservazione di questo autore è significativa, per la sua competenza in tali ambiti e anche per gli incarichi (Pontificia accademia per la vita, Fondazione RenAIssance per l’etica dell’intelligenza artificiale) che egli riveste in Santa Sede. L’esperienza riportata sul gruppo Facebook privato “Insegnanti di religione cattolica 2.0” dal professor Daniele Raccanello muove a mio parere un passo nella direzione auspicata da Ciucci, pur prendendo anch’essa le mosse da un test di cultura generale cattolica. Insegnante di religione in una seconda media di Padova, Raccanello ha fatto scegliere a ciascuno studente un santo, chiedendo poi a ChatGPT la stesura di una presentazione su di lui «completa di biografia, simbologia con cui viene ritratto ed elenco dei miracoli». Gli studenti poi, scrive il professore, «hanno cercato se le informazioni generate dall’intelligenza artificiale fossero affidabili», vagliandole con ricerche incrociate «così da integrare eventuali mancanze o correggere eventuali errori». Ogni studente alla fine ha convogliato i risultati relativi al “suo” santo in una presentazione in PowerPoint ai compagni. A titolo di bilancio, Raccanello annota tre aspetti. I ragazzi hanno rilevato la sostanziale correttezza delle notizie biografiche fornite da ChatGPT, esclusi «date o fatti ritenuti “dibattuti”». Mentre «piuttosto approssimativi» sono risultati la simbologia e l’elenco dei miracoli, appiattiti sulle stesse formule e le stesse indicazioni «per tutte le agiografie». Infine ai ragazzi è piaciuta la possibilità di «vagliare le fonti usate dall’intelligenza artificiale per “beccarla in fallo”», pur riconoscendo «la possibilità che possa essere un ottimo strumento riassuntivo post studio». Ed è qui che sta il valore aggiunto dell’esperienza, anche considerando l’età verdissima dei ragazzi: educare a un uso consapevole e critico di questa “nuova” tecnologia. © riproduzione riservata
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