L'uomo poteva avere sessant'anni, o forse molti meno. Era di quell'età indefinita, perché non suggerita dagli abiti che erano trasandati ma simili a quelli portati dai giovani d'oggi, né dal colore dei capelli che avevano un'originale striscia bianca nel mezzo della fronte, quasi a dare alla stessa una dignità per il resto nascosta. Trascinava un piccolo carretto carico di libri usati e piangeva. «State male? Volete che vi aiuti?», dissi senza ricordarmi del mio mal di schiena. Lo feci appoggiare alla panchina di pietra in mezzo alla piazza.« Perché piangete?» Continuavo a dargli del voi, inconsciamente, un po' per la distanza che mi sembrava fosse sottintesa tra noi, un po' forse per il rispetto e il timore che mettono le lacrime di un uomo. «Non vedete? Questo è un funerale, signorina». Il funerale dei suoi vecchi amici, dei libri che gli avevano regalato quel poco di vita interessante e vera di cui aveva goduto per tanti anni, da cui ora si doveva separare. E lì in mezzo a un incrocio crudele di motori, di grida del mercato, del parlare forte della mente nuova che aveva incominciato da poco a vivere, ecco sciogliersi, davanti a una persona incontrata a caso, le storie di un uomo che non ricordava più il suo nome, ma che conosceva una per una le pagine di quei volumi messi con cura uno sopra l'altro, offerti agli sguardi frettolosi dei passanti. Le mani li accarezzavano come a chiedere loro aiuto. Me ne andai in silenzio, non avevo parole.
Strano destino quello di tanti compagni che ci hanno insegnato a capirci uno con l'altro, a conoscere la gioia, la tristezza, l'amore, la sofferenza e l'odio. Infine tutto ciò che siamo lo dobbiamo a quei pezzi di carta dai più raffinati, stampati con i caratteri bodoniani, come quelli usati da Tallone, ai più modesti e quasi volgari dei fumetti tanto richiesti e amati. La vita di oggi che ci obbliga a sfruttare al massimo le ore del giorno e della notte e ce ne chiede di continuo i risultati, ridurrà a pochi eletti coloro che potranno permettersi di godere di spazi di silenzio per il piacere assoluto della lettura, del gusto di sfogliare un libro bello perché stampato in modo armonioso con la cadenza che può offrire una musica.
Ricordo Alpignano, una cittadina piemontese dove Alberto Tallone aveva la sua magica tipografia per le sue eccezionali imprese editoriali. In mezzo ai suoi banconi e alle carte pregevoli, nascevano dalla sua fantasia e dalle sue mani quei libri perfetti, dalla stampa equilibrata e mai pesante, dove le pagine risultavano come piene d'aria e di luce. I dati tecnici e le scelte d'arte trovavano una loro armonia nella bravura d'eccezione di quel geniale tipografo che lavorava la sua carta con la passione di un orafo.
Leggere per crescere. E soprattutto leggere quando si è molto giovani, ai tempi della scuola, per imparare il gusto e il piacere di avere a disposizione tante esperienze diverse. Perché questo è il segreto dei libri: moltiplicare all'infinito i tempi della nostra vita anche quando non abbiamo la possibilità di viaggiare, né l'occasione. Essi ci donano l'esperienza degli altri, ci arricchiscono dei sentimenti di centinaia di esseri umani che hanno vissuto o che vivono nel nostro tempo, ma che hanno occhi più abituati a distinguere e a vedere. Quando in una piazza, o in un vicolo vi imbattete in una «bancarella» di libri, osservate chi vende. Forse egli ne sa più di voi.
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