Secondo il manifesto il Sinodo straordinario sulle difficoltà della famiglia che si apre oggi potrebbe essere inutile. Il «quotidiano comunista» (così si autoqualifica) ha già capito tutto e ha dedicato all'evento un'intera pagina (venerdì 3). Dallo «scontro» tra la «Curia conservatrice lontana dalla vita reale dei cattolici» e lo «scisma sommerso» da quella «vita reale» si è già delineata la «nuova chiesa»: lo scrive Marco Marzano (uno dei due firmatari della pagina), per il quale tutto è già avvenuto. Per esempio: «Il problema della riammissione dei divorziati alla comunione eucaristica è già ampiamente superato, e da tempo». Secondo lui, «la stragrande maggioranza dei parroci», peraltro invisibile, «non nega, già oggi, l'accesso al sacramento ai divorziati risposati» e, ovviamente, «pochissimi sono oggi i preti che mostrano il volto duro, inflessibile e rigido della Chiesa dogmatica». E ancora: «È solo in qualche palazzo curiale, nelle ridotte conservatrici, che le vicende umane del nostro tempo, che includono inevitabilmente separazioni, divorzi, nuove nozze, possono essere ignorate» mentre – scrive ancora l'esperto superinformato – «la tradizione cattolica calata nella realtà delle parrocchie, là dove abita il popolo di Dio, appare semplicemente come disumana e brutale» ed è inutile «difendere concezioni della famiglia ideologiche, assurde e prive di praticabilità pastorali» (delicatezza da stalinismo) «cioè non applicabili nella vita quotidiana delle comunità cristiane». Il secondo firmatario della pagina (Luca Kocci, vaticanista del manifesto) va ancora oltre e sostiene che il questionario diffuso negli scorsi mesi in tutto il mondo cristiano ha già «reso il “non negoziabile” perlomeno discutibile». Insomma, posto (ma non dato né concesso) che la situazione sia questa, la Chiesa sarebbe una specie di "isola che non c'è", quella di Peter Pan messa in musica da Edoardo Bennato: “Forse questo ti sembrerà strano,/ ma la ragione ti ha un po' preso la mano/ e a pensarci, che pazzia,/ è una favola, è solo fantasia”,ISOLA NUMERO 2Torna su Il Fatto Quotidiano (28 settembre) la teoria secondo la quale le religioni monoteiste sarebbero, proprio perché tali, portate alla guerra (esempio classico: le Crociate, che però miravano a liberare i luoghi Santi). Sull'argomento Il Fatto interroga un arabo non credente, lo scrittore siriano Al Ahmad Said Isbir, sui guai provocati dal fanatismo islamico. Adonis (è il suo pseudonimo artistico) fa di tutta l'erba monoteista un fascio: «Come in tutte le religioni monoteiste la verità viene da un solo Dio e all'uomo non resta che ubbidire… Nel monoteismo l'altro non esiste». Come «primo passo» lui vorrebbe «annullare tutte le differenze tra le varie fedi […] Alla base dei nostri problemi – scrive ancora – non c'è l'Islam come religione, ma la visione del mondo, il monoteismo è antidemocratico». Per l'Islam si potrebbe condividere, ma non per la Chiesa. Senza dubbio Adonis ha letto il Corano, ma non il Vangelo, e così non ha sentito parlare di amore per il prossimo. Insomma, ecco un'altra isola che non c'è.ISOLA NUMERO 3Un'intera pagina di La Lettura (supplemento domenicale del Corriere della Sera, 28 settembre) è dedicata all'amore delle donne che si sono «innamorate di un prete». I sacerdoti che «intrattengono legami sentimentali» sarebbero «migliaia», ma solo 26 loro “compagne” hanno scritto al Papa per chiedergli «se sia giusto sacrificare l'Amore in virtù di un bene più alto e grande che è quello del servizio totale a Gesù e alla comunità…». L'amore di una donna vale più di quest'ultimo? La lettera è poco chiara, forse perché anche questa è un'isola che non c'è.
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