“Mondo”, il Michelangelo del salto con l'asta
mercoledì 12 febbraio 2020
Le linee evolutive procedono sempre per balzi. Succede così in biologia, in politica, nell'arte, in economia e, naturalmente, succede così anche nello sport. Ci sono progressioni lineari, che spostano piano piano, e con gran fatica, i limiti un po' in avanti. Poi, all'improvviso, compare in scena uno scienziato, un artista o un poeta e quella progressione lineare va a farsi benedire: si balza dritti nel futuro. Succede esattamente in questi termini anche nello sport. Decenni di piccole progressioni, centesimi di secondo strappati con la fatica e con il sangue da atleti, diciamo così, normali, poi arriva un extraterrestre, come Usain Bolt per esempio, e il tavolo si capovolge, la partita ricomincia secondo nuove regole.
È successo proprio così, pochi giorni fa, a Torun, in Polonia. Lo scienziato-poeta che ha cambiato le regole del gioco si chiama Armand Duplantis, detto Mondo ed è un ragazzo che, tre mesi fa, ha compiuto venti anni. Nato in Louisiana è il figlio d'arte di un astista americano, Greg, e di una madre svedese, Helena, eptatleta e pallavolista, ma il percorso di questo ragazzino con la faccia simpaticamente da schiaffi non è esattamente lineare. Nasce negli Usa e (come potrebbe non essere così?) viene bombardato da una serie di proposte sportive molto diverse da loro, secondo il modello multidisciplinare a stelle e strisce. Lo attrae l'atletica, la velocità, ma soprattutto lo attrae il baseball. Alla fine, dopo essersi fatto meravigliosamente contaminare da stimoli così diversi, sceglie la disciplina del padre: il salto con l'asta. Un attento lavoro di famiglia fa sì che papà Greg si occupi dell'allenamento tecnico, mamma Helena della preparazione fisica e, definitivamente abbandonate le lusinghe della Major League di baseball, Armand detto Mondo, scelga la bandiera blu con la croce gialla della Svezia, decidendo di gareggiare per il Paese scandinavo.
Il suo talento mostruoso è evidente fin da subito, ma non sono in tanti a scommettere su un'esplosione del genere, così veloce e devastante per coloro che preferiscono vivere nella propria, tranquilla, zona di confort. Il nostro ragazzino ventenne con la faccia simpaticamente da schiaffi, nel corso di un meeting indoor a Torun, in Polonia (nella stagione olimpica è un po' come se fosse un'amichevole precampionato di una squadra che vuole vincere la Champions League) salta 6.17 metri e batte il record del mondo del precedente recordman Renaud Lavillenie che, per capirci, di anni ne aveva ventotto, e che era lì, immobile, dal 2014. Insomma, il fatto sportivo è certamente evidente, aspettatevi una nuova meravigliosa storia di sport ai Giochi Olimpici di Tokyo, fra qualche mese. La suggestione metaforica, per la quale lo sport offre continuamente spunti che in questa rubrica si cercano di cogliere, è che ci sono mestieri (della materia o dell'intelletto) intorno ai quali schiere di soloni, oppure di onesti faticatori, si arrovellano per anni. Arrivano a produrre anche cose ben fatte, intelligenti. Poi, per inevitabile legge del destino, arriva il genio di un ragazzo che cambia le regole del gioco. Tutti si sentono improvvisamente più vecchi, ma consapevoli che la bellezza di quello che sta succedendo cambierà per sempre la storia e che sia la piccola storia del salto con l'asta o quella enorme dell'arte, non c'è differenza. Arriva un giovane talento fuori dal comune e voilà: cambiano, per tutti le regole del gioco. Ci sono tromboni che tentano di sminuire, ridurre, mortificare, quel talento, che banalizzano o ridicolizzano le nuove regole, ma ci sono anche coloro che hanno capito che nulla sarà più come prima. Ecco perché l'imbucata di un'asta in un meeting di atletica indoor in Polonia non è tanto diversa dai primi colpi di scalpello di un blocco di marmo: quelli di un certo Michelangelo che inizia a lavorare alla Pietà, oggi custodita in Vaticano.
A ventitré anni.
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