C'è un gruppo musicale tedesco, i "Kraftwerk" che, dopo aver goduto di grande popolarità mondiale tra gli anni Settanta e Ottanta, sono oggi quasi oggetto di culto artistico, e i prestigiosi musei Moma e Tate Gallery offrono spesso loro retrospettive. Perché parlo di loro? Perché giusto quarant'anni fa usci una loro canzone intitolata "Computer world". Era il primo anno della penultima decade dello scorso secolo e i computer domestici di là da venire, il mondo era diviso in due zone d'influenza. Ma è del testo di quella canzone che voglio parlarvi. Una sequenza di termini, senza sintassi: «Mondo computer: Deuschte Bank, Fbi, Scotland Yard. Cia, Kgb, i nostri dati e la nostra memoria. Mondo computer: soldi, medicina, comunicazione, intrattenimento. I nostri dati, la nostra memoria». Tutto qui. Ma in queste parole c'è il mondo di oggi. Il Potere e le sue diramazioni fondamentali, che poi sono i dati che riguardano le nostre attività. Un mondo sempre più radicale e con l'aggiunta del telefonino che fa sì che noi si sia sempre tutti collegati a un computer, fino ad aver sentito un eminente studioso affermare: "E se Dio fosse un enorme computer?". Allora scappo e vado a leggermi il De gradibus humilitatis et superbiae di san Bernardo di Chiaravalle.
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