Le statistiche parlano di quattromila suicidi all'anno, in Italia. E di fronte a certe tragiche notizie, che cosa può fare una canzone? Poco, certo. Ma qualcosa può: almeno, può incitare a resistere alle ombre. E sin da quando la canzonetta italiana è diventata adulta, l'ha fatto: già nel 1968, anno in cui un bel signore coi baffi cantava da tutte le televisioni con struggente e vigorosa convinzione: «Credetemi, è accaduto, di notte su di un ponte guardavo l'acqua scura: con la dannata voglia di fare un tuffo giù… D'un tratto qualcuno alle mie spalle, forse un angelo vestito da passante, mi portò via dicendomi… Meraviglioso!! Ma come, non ti accorgi di quanto il mondo sia meraviglioso? Persino il tuo dolore, potrà apparire poi meraviglioso… Ma guarda intorno a te che doni ti hanno fatto, ti hanno inventato il mare! Ti sembra niente il sole, la vita, l'amore? Meraviglioso, il bene di una donna che ama solo te, la luce di un mattino, l'abbraccio di un amico, il viso di un bambino… Meraviglioso, meraviglioso!». Che bello quando Domenico Modugno osò una seconda rivoluzione della canzonetta, dieci anni dopo quella della sua Volare, gridandoci che vale sempre la pena, anche quando farlo è durissimo, gustare il sapore della vita. Un sapore… Meraviglioso.
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