Di tanto in tanto si possono cogliere, nell’infosfera ecclesiale e non solo, tentativi di resistenza al sovraccarico informativo che si genera attraverso i dispositivi digitali, fino ad abbandonarli. Ecco cosa propone “Il bene vincerà” (bit.ly/47LpXtY), un piccolo blog che esiste dal settembre 2012 e ha un profilo devozionale, ma non disdegna escursioni in ambito sociale, secondo una linea conservatrice e uno stile non troppo gridato. Il suo autore, Cosimo de Matteis, è di Brindisi, ha 52 anni e ha messo in piedi in passato molti altri blog (di sport, politica, religione), il più attivo dei quali oggi è quello personale (bit.ly/3Gz9jBU).
Nel giorno dell’ultimo “compleanno” ha spiegato che “Il bene vincerà” «ha raggiunto il picco – in termini di visualizzazioni – nell’anno solare 2020» mentre dopo c’è stata una flessione, ormai pronunciata. Forse è anche per rispondere a questa flessione che de Matteis lancia la sua idea: «Basta social, usiamo i blog» (bit.ly/3RdgnJb). Per comunicare, WhatsApp e Facebook «non sono indispensabili», visto che abbiamo il telefono e gli SMS, e «per informarci» è sufficiente scegliere «alcuni siti affidabili». La posta in gioco è, secondo questo autore, il nostro tempo, «dono gratuito di Dio» che dobbiamo impiegare bene, «possibilmente senza sprecarlo» (sottinteso: compulsando per ore sul nostro dispositivo digitale i social network). Promette inoltre che il blog, dal canto suo, pubblicherà con una frequenza maggiore: post magari più brevi ma che non diventeranno «riflessioni immediate ed irriflesse» come «il 90% della “comunicazione” dei social», bensì testi ritenuti utili, senza pretesa di esaustività.
E sempre per non ricalcare «il cliché un poco insopportabile della messaggistica istantanea, coi telefoni ingolfati da decine di link», il blog preferirà limitarsi a segnalare, semplicemente, siti internet «considerati degni di esser letti e/o consultati». La raccomandazione finale è quella di «usare di più e meglio i numerosi blog, anche quelli amatoriali», e magari di crearne di nuovi. Può sembrare un tentativo in extremis di mettere indietro di dieci anni, o quindici, l’orologio dell’innovazione digitale. Ma il bisogno, che segnala, di proteggersi in proprio dall’eccesso di comunicazioni che si ricevono è sicuramente attuale.
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