Memoria al di là delle facili etichette
venerdì 31 gennaio 2020
Questa settimana si è aperta con il Giorno della Memoria dedicato sia allo sterminio nazista degli ebrei che all'oscenità di troppi recentissimi episodi di antisemitismo. Volendo partecipare in questa rubrica alla memoria di un passato che non deve tornare neppure in singoli episodi criminosamente evocativi, scelgo uno scritto di Cesare Cases (1920-2005) critico letterario, germanista e polemista, ebreo non credente e marxista convinto. Si tratta di un racconto di una trentina di pagine intitolato Cosa fai in giro?, pubblicato nel 1978 sulla rivista “il Ponte”, incluso poi da Enzo Siciliano nei Racconti italiani del Novecento (Meridiani Mondadori) e l'anno scorso riproposto dalle Edizioni dell'asino. Da questo testo autobiografico di Cases, la cui prosa si distingue per chiarezza e flessibilità razionale ma anche per l'intensità degli umori sia ironici che malinconici, si impara soprattutto una cosa: che ebraismo e antisemitismo, salvo che nel caso di vicende tragiche, di persecuzioni ossessive, attive, omicide, sono categorie generali da non usare nella loro astratta rigidità, che sembrano voler dire tutto e rischiano di dire troppo poco. Gli ebrei sono ebrei in modo molto vario e diventano una categoria umana e culturale univoca solo quando dall'antisemitismo bisogna difendersi a tutti i costi perché diventa cieco, sadico, violento. La stessa cosa può essere detta di altre categorie: italiani, cristiani, borghesi, intellettuali, elettori di destra o di sinistra, conservatori o progressisti ecc... Nessuna etichetta categoriale può mai salvare o condannare nessuno. I casi sono molti e gli individui anche. È la maledetta faziosità politico-partitica, sono la bigotteria e il fanatismo a disumanizzare, sì disumanizzare, i nostri ragionamenti, giudizi e atti. Cases racconta di un suo compagno di scuola antisemita che crescendo diventò antifascista e morì partigiano. Racconta di un gruppo di giovani ebrei che dopo le leggi razziali del 1938 indirizzarono a Mussolini un appello che riaffermava la loro ardente fede fascista. Oggi ci può essere ostilità critica alla politica di Israele, ci può essere antipatia per la cosiddetta lobby ebraica negli Stati Uniti, o odio per chiunque sembri o sia diverso da qualunque maggioranza, ci può essere risentimento mascherato verso la borghesia, o perfino diffidenza per l'intellettualismo ebraico, ecc. Ma per quanto riguarda l'antisemitismo nazionalistico o neofascista e neonazista, va considerato immorale e illegale. Devono occuparsene tempestivamente, severamente polizia e magistratura.
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