venerdì 4 ottobre 2013
L'unica squadra davvero “italiana” in Champions è il Milan. La vittoria sul Celtic conquistata con l'ultimo sprazzo di El Shaarawy e il pareggio con l'Ajax firmato Balotelli (il Buono e il Cattivo insieme) hanno il sapore di antiche battaglie - e gli avversari rammentano Crujiff e Gemmill - sostenute più con agonismo, tatticismo, cuore e garretti che con lo splendore del Giuoco o la potenza dei Top. Allegri è di alta scuola provinciale, il più delle volte s'arrangia con quel che ha e da molto tempo ha poco perchè il Meglio o glielo vendono o finisce in infermeria. Juve e Napoli, al contrario, si sono illuse di essere superiori perchè hanno aderito alla politica del Top Player che in realtà è una bufalata mediatica spacciata per calcio di qualità dagli spagnoli, gli stessi che portano a Madrid mister 100 million pound Bale e ancora non sanno che farsene. Gli juventini - non Conte - si illudono troppo in fretta che l'ingaggio di Tevez abbia accorciato le distanze con l'Europa, i napoletani - Benitez in testa - giurano che con Higuain possono salire in cielo, senza Higuain franare: su entrambi i fronti si dimenticano le fonti tradizionali di gioco che suggeriscono di armare una difesa potente prima dei cannoni di prima linea. Non altrimenti si spiegherebbero le due figuracce consecutive raccattate dal Napoli a Londra e dalla Juve a Torino. L'Arsenal ha esordito con una novità stilistica degna di un fantasista italiano e non dell'austero prof Wenger: una sorta di "torello" d'antipasto che ha lasciato di stucco Benitez e gli azzurri, incapaci di improvvisare un pressing ad hoc o addirittura incuranti di quella danza primordiale (passaggi lenti e mirati, non dinamici e ingannevoli) ritenuta addirittura come un approccio timido e pauroso: i gol di Ozil e Giroud fra l'8' e il 14' hanno chiuso la partita che la Bella Napoli ancora non aveva neppur capito dove fosse capitata. La potente Maginot juventina invece ha fatto la fine della fortificazione medesima non appena ha trovato danesi e turchi - mica l'aristocrazia continentale - decisi ad aggirarla e non a buttarvisi contro a testa bassa: Bonucci, Chiellini e Barzagli son pane amaro per tutti, ma per un Drogba possono anche diventare birilli, dopodichè Buffon diventa un portiere qualunque. E allora dico che Conte in diretta e Benitez in differita (lo aiuti l'avvocato Pecchia, suo secondo) dovrebbero ricordare che il motto aureo del nostro calcio è e sempre sarà «primo non prenderle». L'impotenza del Napoli e la svagatezza della Juve si trasformeranno in attenzione, determinazione, scaltrezza, durezza, teatralità, abilità e spirito vittorioso. Se i peggiori di Napoli e Juve sono stati Hamsik e Vidal, i riconosciuti migliori, ci sarà un motivo. E se Balotelli riesce ad essere il migliore nel povero Milan di 'sti tempi è perchè - come dicevo - Allegri al momento conduce l'unica squadra "italiana". L'altra - avrete notato - è il Galatasaray di Mancini.
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