Mediaset, il salto di qualità delle serie resta a mezz’altezza
sabato 14 settembre 2024
Forse per una volta Mediaset tenta di insidiare la Rai sul fronte delle serie tv un po’ più strutturate, diciamo così, rispetto a quelle non sempre riuscite o troppo leggere fin qui proposte. Per farlo si affida a un volto Rai per eccellenza, Giuseppe Fiorello, finora portatore di grandi ascolti alla tv di Stato con serie come Volare, L’angelo di Sarajevo, Io non mi arrendo, I fantasmi di Portopalo e Gli orologi del diavolo. Dalle parti di Mediaset, come ricordava Tiziana Lupi mercoledì su queste pagine, Fiorello si era visto solo nella miniserie Ultimo nel 1998. Per di più questa nuova serie, I fratelli Corsaro, da mercoledì in prima serata su Canale 5 (tratta dai romanzi del giornalista palermitano Salvo Toscano e diretta da Francesco Miccichè), porta la firma a livello di scrittura dello stesso Fiorello e di altri due nomi legati a fiction Rai di successo: Salvatore De Mola (Il commissario Montalbano) e Pier Paolo Piciarelli (Imma Tataranni). Il tentativo di giocare facile, a parte l’ingaggio di un attore particolarmente amato dal pubblico televisivo, appare evidente anche nel puntare sul genere sicuro del poliziesco infarcito di risvolti familiari con una storia di due fratelli diversi, i Corsaro: Fabrizio (Giuseppe Fiorello), cronista di nera impulsivo e libertino, e Roberto (Paolo Briguglia), avvocato penalista integerrimo e posato, che per le loro rispettive professioni si trovano a lavorare sullo stesso caso. Attorno a loro il ricordo del padre scomparso, la madre che predilige Fabrizio, le donne di quest’ultimo e la moglie di Roberto divisa tra carriera e maternità. In mezzo a colpi di scena e segreti di famiglia, i fratelli Corsaro si mostrano comunque molto più uniti di quanto possa sembrare. Ed è proprio questo legame fraterno l’aspetto positivo di una serie che pecca di qualche semplificazione, non pochi luoghi comuni, il politicamente corretto delle tendenze sessuali e una Palermo un po’ troppo da cartolina in cui non mancano gli omicidi, anche se per ora hanno poco a che fare con mafia e malavita. Nella prima delle quattro puntate sono legati a storie torbide nate all’interno di un istituto scolastico cattolico con tanto di professore maniaco e prete direttore ipocritamente preoccupato soltanto della salvaguardia del prestigio e del buon nome della scuola. A questa figura negativa di sacerdote fa per fortuna da contraltare il prete amico di famiglia. Per il resto la serie prende un po’ quota, a livello di cosiddetta trama verticale (quella che si conclude ogni volta), soltanto nel momento in cui si scopre l’assassino insospettabile, mentre a livello di trama orizzontale (quella che percorre gli episodi) c’è da svelare chi sia l’uomo misterioso avvistato vicino alla tomba del padre dei Corsaro. Insomma, il salto di qualità a livello di serie tv in casa Mediaset si ferma a mezza altezza. © riproduzione riservata
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