mercoledì 12 giugno 2013
Un libro che interrompe frequentemente con un aforisma il flusso narrativo attira l'attenzione, e se il primo aforisma che capita sott'occhio è questo, di Ezra Pound, «Non si può fare una buona economia con una cattiva etica», allora il libro lo si legge, come coscienziosamente ho fatto con Dai vita ai tuoi sogni, di Marina Salamon (Mondadori, pp. 160, euro 17). Marina Salamon è giustamente nota come imprenditrice di successo, avendo fondato, a 23 anni, un'azienda di abbigliamento per bambini, Altana, per poi acquisire, dieci anni dopo, la Doxa, leader nelle ricerche di mercato, fondata da suo padre, e poi via via incorporando le numerose altre aziende attualmente organizzate nella holding Alchimia. Il segreto del successo? Lo racconta sinceramente nel libro: è la sintesi tra equilibrio nella vita personale, capacità di innovare, assunzione di responsabilità nel rischio, clima costruttivo in azienda, lealtà con i collaboratori, saper dirigere senza ferire, e una grande, grande disponibilità a lavorare, lavorare, lavorare, senza pregiudicare troppo la famiglia. È possibile tutto questo? Marina Salamon offre la sua esperienza. Ha voluto fermamente diventare madre, e ha quattro figli (con due padri diversi) più una figlia in affido. Qui sorvolo sui nomi e cognomi che l'autrice non nasconde perché mi sembrerebbe di fare del gossip: prendo atto e mi rendo conto che non dev'essere facilissimo convivere a lungo con una donna così vulcanica e sempre in prima linea, ma pur sempre simpatica e da ammirare.Marina Salamon ha avuto un breve passaggio in politica collaborando con la giunta Cacciari a Venezia, distaccandosene dopo aver constatato l'impossibilità di risanare una macchina burocratica così arrugginita e restia all'innovazione. È stata delusa anche dal Pd in cui aveva riposto iniziali speranze. L'impegno civile lo esercita innanzitutto verso i dipendenti delle proprie aziende, in numerose attività di volontariato, trova il modo di collaborare in parrocchia, va in pellegrinaggio a Lourdes, a Medjugorje, insomma, argento vivo.Non ha avuto bisogno dell'avvilente protezione delle "quote rosa" per affermarsi, Marina Salamon. Ne parla con pacatezza: «Sono perplessa anche sulle quote rosa in politica. La politica dovrebbe selezionare sulla base del merito e delle competenze, non sulla base del sesso, sia tra gli uomini che tra le donne. Non voglio votare una donna perché è donna: voglio votare una persona perché la sua storia di lavoro e di impegno sociale parla per lei». Esorta, semmai, le donne a crescere in autostima, a non autoescludersi: «Un conto è non essere carrieriste, un conto è stare nell'ombra pensando di non essere mai all'altezza e accumulare frustrazioni in silenzio». E fa il nome di colleghe e collaboratrici che condividono con successo la sua filosofia: Barbara, Vilma, Adriana, Antonella, Letizia, Paola, Laura, Clara, Anna... basta il nome, perché sono anche amiche, e gli uffici in cui lavorano, pur sobri, sono arredati come una casa di famiglia.Certo, Marina Salamon è una manager di polso. Quando prese in mano la Doxa, non esitò a estromettere suo fratello, ritenendolo inadatto al ruolo: «Mio fratello è ancora arrabbiato con me; fa lo stesso lavoro, però dalla concorrenza. Mio padre non mi ha parlato per molto tempo, poi si è arreso ma non ha mai commentato cosa è successo in Doxa, né in senso negativo né in senso positivo». La regola, talvolta dolorosa, è che, per il bene dell'azienda, e quindi della società, il merito deve prevalere anche sul familismo.
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