Solennità dell’Immacolata Concezione
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Le abbiamo dato molti nomi, l’abbiamo rivestita di mantelli e corone e fatto indossare gioielli che non le sono mai appartenuti, l’abbiamo dipinta e plasmata come fosse una bambola: eppure Maria è una ragazza semplice
ed essenziale, «piena di grazia» perché conserva intatta la bellezza di Dio, capace di fare spazio nel suo cuore all’incredibile e all’impossibile, una ragazza con un cuore largo.
Tutto avviene nella ferialità di una casa, magari mentre sta rifacendo il letto o è intenta a lavare le scodelle della colazione. Non nel tempio, non mentre sta facendo riti di preghiera: Dio la sorprende nel bel mezzo della vita e Maria si lascia sorprendere. Non capisce e interroga, si turba e rimane disponibile, resta umile ma mai servile.
Ne abbiamo voluto fare quasi l’icona della passività eppure, nell’incontro con l’Angelo, Maria discute, chiede spiegazioni. E si fida. Ora capiamo perché Dio l’ha scelta, Dio in lei ha puntato alla bellezza e alla tenerezza, quella tenerezza che accetta il rischio, che non ha paura, che scommette su Dio.
Sarà sempre così la sua vita, sempre presente nei momenti di crisi, mai in quelli di gloria del suo Figlio; sempre in quelli duri, quelli che portano al calvario e alla croce. E non ci appare mai sconfitta, perché lei lo sa, lo ha impresso nella sua carne che nulla è impossibile a Dio.
Ne “La Buona Novella” Fabrizio de Andrè canta che l’Angelo la prese di spalle e la fece volare: “..poi, d’improvviso, mi sciolse le mani e le mie braccia divennero ali…”
E vola davvero Maria in questo racconto, nascosta nell’ombra di Dio: l’Amore non sopporta definizioni, né categorie, né ristrettezze, cresce dove trova bellezza e luce. Cresce chiamato dal futuro, “…avvenga per me secondo la tua parola”. È un futuro che sembra un sogno.
Il Natale è come un germoglio che nasce improvviso su un tronco tagliato, è vita che spunta, è creatività che sgomenta, è Dio che irrompe nella vita.
E la preghiera che oggi vogliamo fare a Maria è che porti nei nostri cuori, così inquieti, arrabbiati e delusi, un risveglio di umanità; che ci insegni la pazienza di saper attendere, di saper distillare quel che accade, come lei, che «serbava queste cose nel suo cuore», capace di dare un significato senza dissipare o disperdere nulla. Che ci dia la fiducia di saper sognare insieme a Dio, perché ogni volta che diciamo “Si” ad un sogno più grande di noi, si realizza anche in noi l’incarnazione di Dio, diventiamo grembo dove fiorisce il sogno di Dio. E, ancora, che ci dia in dono di riuscire a sentire il battito del cuore di Dio.
(Letture: Genesi 3,9-15.20; Salmo 97; Efesini 1,3-6.11-12; Luca 1,26-38)
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