Manila e il Nazareno nero. La fede che porta dignità
martedì 9 gennaio 2024
È un giorno atteso ormai da tre anni il 9 gennaio a Manila: dopo la sospensione forzata imposta dalla pandemia, centinaia di migliaia di filippini torneranno a stringersi oggi intorno alla statua del Nazareno nero, l’immagine ad altezza naturale del Cristo che porta la croce. Perché da generazioni questa data è il giorno della Traslacion, la processione che dura praticamente tutto il giorno da Luneta fino al quartiere di Quiapo, una delle più imponenti espressioni della devozione popolare cattolica di tutto il mondo.
Portata nelle Filippine nel 1606 da un religioso agostiniano, secondo la tradizione la statua del Nazareno nero scampò all’incendio della nave che la trasportava dal Messico: da allora è veneratissima per la sua fama miracolosa. E la processione del 9 gennaio ripete la “traslazione” avvenuta nel 1787, quando da Intramorus - il cuore storico di Manila - raggiunse la chiesa di San Giovanni Battista a Quiapo, il quartiere al di là del fiume Pasig, dove tuttora è venerata. Manila torna, dunque, a fermarsi quest’anno per la sua Traslacion: il sindaco ha proclamato un giorno di vacanza, è vietato il sorvolo di aerei e droni. Del resto le previsioni delle forze dell’ordine stimano in 2,3 milioni il numero di devoti attesi al rito, che inizia alla mezzanotte con la Messa presieduta dal cardinale José Advincula. «Un giorno per ripartire dalla devozione, dopo tutto quanto abbiamo passato», lo ha definito il rettore del santuario di Quiapo, padre Jun Sescon. Illustrando, però, anche la novità che più sta facendo discutere i filippini quest’anno: una custodia in vetro antiproiettile che per la prima volta sovrasterà la statua sull’andas, lo speciale carro trascinato a forza di braccia dai devoti. Il dispositivo proteggerà l’immagine, già scheggiata con un colpo di pistola da un fanatico qualche anno fa. Ma, soprattutto, il vetro servirà a scoraggiare eccessi e incidenti nella calca dei fedeli che letteralmente si arrampicavano sulla statua per andare a toccarla durante la Traslacion.
Ripartire dal Nazareno che porta la croce, anche dentro le contraddizioni delle Filippine di oggi. Perché se la pandemia (pur con i casi di Covid anche qui in risalita) è ormai archiviata, non lo sono certo le povertà nell’immensa metropoli da 25 milioni di abitanti. Come pure le ferite profonde lasciate in eredità dalla “guerra alla droga” dell’ex presidente Rodrigo Duterte: sono stati ben 27mila i piccoli spacciatori o tossicodipendenti uccisi dalle forze dell’ordine in esecuzioni extragiudiziali su cui è aperto un procedimento alla Corte penale internazionale. Ora il successore Ferdinand Marcos Jr. sembra aver finalmente adottato una politica più prudente. Ma un gesto ancora più importante è arrivato qualche settimana fa dalla diocesi di Kalookan, una delle Chiese locali del territorio di Manila: il vescovo Pablo Virgilio David, che è anche presidente della Conferenza episcopale filippina, ha deciso di comprare un lotto del cimitero locale per offrire alle famiglie di questi morti almeno una tomba su cui piangere. Una sepoltura da far diventare un memoriale - ha spiegato - per far sì che la dignità della persona non sia mai più calpestata in questo modo. Oltre Quiapo, passerà idealmente anche dal cimitero di Kalookan la Traslacion di quest’anno. Per invocare dal Nazareno nero il miracolo più importante: saper scoprire davvero - senza vetri nel mezzo - il volto di quel Crocifisso nel fratello in cerca di dignità all’angolo della strada. © riproduzione riservata
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