Di Balotelli calciatore non so nulla, nemmeno in che squadra giochi, e non lo voglio sapere: calcisticamente sono un'agnostica felice. Ho visto giusto qualche immagine in replay di Italia-Germania 4-3, non ho idea di che cosa sia un fuori gioco e Ronaldo l'ho sempre chiamato Rolando. Francamente sto bene così. Ma delle mattane di quel ragazzo qualcosa mi è arrivato: "Oddio, e stavolta cos'ha fatto?" chiedo ai maschi di casa ogni volta che sento dire "Balo".
In compenso so tutto della mamma di Balo, signora Silvia. L'ho conosciuta un giorno quando, dopo un grande gol in qualche partita che non so, l'ho vista in tv che abbracciava il suo ragazzone carezzandogli la testa rasata e schifosamente sudata, gli occhi chiusi per reggere l'urto dell'amore. Ho sentito con precisione quello che provava, un'empatia assoluta e travolgente, lei e quel gigantesco bambino a cui non aveva ancora finito di "star dietro" come si dice dalle nostre parti. E non era stato facile, la salute e tutto il resto.
Stavolta vorrei essere io ad abbracciare lei, tenendo la sua testa tra le braccia. Sento quello che prova quando dagli spalti si levano urla e ululati e cori immondi, e qualcuno dice che il suo Mario non sarà mai italiano, e la partita dovrebbe essere sospesa e invece va avanti, e a noi agnostici del calcio appare un'assurdità. Accetti il mio abbraccio, signora Silvia.
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