Malintesi: innocenti e no. Ieri sulla "Stampa" (p. 28: "Se il Vangelo non volesse il dialogo") una lettrice si meraviglia per aver letto che per il Papa i cristiani non debbono "dialogare" con i musulmani e ricorda che Gesù ha dialogato con tutti. Evidente qui il malinteso innocente, che va spiegato: Benedetto XVI ha osservato che quando si parla di dialogo istituzionale tra religioni del tutto diverse, la mancanza di basi religiose comuni impone che esso sia di carattere culturale e non strettamente religioso. Un dialogo fatto di affermazioni di fede contrapposte non sarebbe dialogo, ma diverbio, perciò quando ci si incontra tra religioni del tutto diverse, la base del dialogo sono realtà e problemi comuni, culturali, sociali, ambientali ecc. Basta spiegarsi, dunque. Ma talora il malinteso è voluto. Se p. es. sul "Manifesto" (2/1, p. 12) a firma ben sperimentata leggo che «il Papa, d'accordo con Pera, sostiene che i rapporti con le altre religioni riguardano non le fedi, ma le culture» non posso credere ad un malinteso innocente. Troppo informato e avvertito l'autore! Per il Papa dunque nessun rifiuto del dialogo religioso e di fede tra confessioni diverse con basi comuni " per esempio cattolici, evangelici, ortodossi ed anche ebrei, su tante cose condivise " ma che dialogo «strettamente religioso e di fede» può esserci contrapponendo il Dio di Gesù e Allah, o Cristo e Confucio? Nessuna negazione dell'ecumenismo, o del Concilio, o dei grandi incontri interreligiosi di Giovanni Paolo II, e nessun rifiuto del dialogo umano con tutti: solo un chiarimento onesto. Anche Pera è d'accordo? Meglio così!
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