Si attribuisce generalmente a Edgar Faure, politico e giurista francese tra la Quarta e la Quinta Repubblica, l'aforisma per cui «non c'è problema che l'assenza di soluzioni non contribuisca a risolvere». Quale che sia l'esatta paternità della battuta (per alcuni Faure l'avrebbe mutuata dal suo maestro politico, Henri Queuille), è probabilmente vero che essa non vale sempre: vi sono infatti problemi che, lasciati irrisolti, si complicano ancora di più e ne generano altri, all'inizio non prevedibili.
Mi sembra che la questione della magistratura onoraria possa a buon titolo rientrare nell'elenco di quelle che, lasciate irrisolte nei loro nodi di fondo, finiscono per produrre un groviglio quasi inestricabile, che soltanto un coerente e ben definito indirizzo politico può sciogliere positivamente.
Com'è largamente noto, affiancare alla magistratura togata o professionale una diversa magistratura, composta di estranei idonei cui affidare tutte le funzioni attribuite ai giudici singoli, è una facoltà prevista, nel quadro del favor costituzionale per la «partecipazione diretta del popolo all'amministrazione della giustizia» (art. 102, u.c.), dall'art. 106 Cost. Le norme costituzionali avrebbero potuto spingere verso un modello "forte" di magistratura onoraria, quasi alternativa e totalmente diversa da quella professionale. Sulla scia dell'esigenza di offrire un supporto alla magistratura togata a causa della mole di procedimenti penali e civili ai quali questa doveva far fronte, ci si attestò invece su un modello "debole", frutto più delle ripetute proroghe di situazioni transitorie che di una vera e propria scelta di campo.
La recente legge delega in materia, la n. 57 del 2016 (che ha, tra l'altro, fuso il giudice onorario di tribunale e il giudice di pace nell'unica figura del «giudice onorario di pace»), sembra confermare la scelta della magistratura onoraria come supporto di quella professionale, in linea del resto con quanto accade in concreto, dove quella onoraria è, per la generalità dei cittadini, il primo "sportello" del sistema giustizia, specialmente nel settore civile (incidenti stradali, controversie su proprietà e diritti reali). In una situazione non facile, per via dei vuoti di organico e del blocco dei nuovi concorsi, la Commissione europea oggi incalza il Governo italiano sui temi del riconoscimento ai magistrati onorari di uno status pieno di "lavoratori", con le relative conseguenze retributive, previdenziali e di stato giuridico. Dunque, il nodo irrisolto del modello si ripresenta: quale modello di magistrato onorario vogliamo?
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