Ci sono canzoni senza Dio, che vorrebbero risolversi fra ritmo e assoli senza pensarci neppure, all'esistenza di un Oltre. E poi ci sono canzoni che, con pudore, Dio l'hanno dentro. E non sono quasi mai le più note. Spesso sono invece quelle piccole, misconosciute, a sussurrare delicatamente pensieri d'Assoluto: magari fra carezze di sax, punteggiature di pianoforti, la morbidezza di una chitarra indimenticabile e un indelebile timbro vocale tra Napoli e il blues. Sono canzoni come Maggio se ne va, che chiudeva il 1982 di un artista famoso come Pino Daniele. E non ha bisogno di interpretazioni, questo brano. Vi si dice subito, che Dio c'è. «Noi che cerchiamo Dio, restiamo nudi per sempre. Noi che cerchiamo il bene non siamo mai sicuri, niente ci può bastare: dobbiamo capire di più, non siamo mai contenti». Poi basta ascoltarla tutta, Maggio se ne va, per capire che l'artista desidera spronare a cercare sempre il Senso, con la maiuscola, di tutto quanto: senza paure, senza arrendersi neppure alle convenzioni dello show business. «...Maggio se ne va, resta il freddo... Ma c'è qualcosa di allegro in giro, dai, cammina in fretta!». Pino Daniele l'aveva capito, che Dio in fondo si poteva cercare, e scorgere, pure dentro una piccola canzone.
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