Di fronte alla «vergogna» di papa Francesco, mi domando che effetto avrebbe fatto a mio padre sentire associate la parola «madre» e la parola «bomba».
Erano comunissime semplici bombe, mica bombe «madri», quelle sganciate alle 11.29 del 20 ottobre 1944 dal 451º Bomb Group sul quartiere milanese di Gorla. 342 ordigni, 80 tonnellate di esplosivo. Madri furono quelle a cui toccò piangere le creature a cui avevano dato vita, sepolte dalle macerie della scuola elementare "Francesco Crispi". 184 bambini. 614 vittime in tutto il quartiere. Madri anche molte di quelle vittime. La madre di mio padre.
Se avesse sentito «bomba» e «madre», mio padre avrebbe pensato a questo. Al primo allarme, ore 11.14. Al secondo, 11.24. A sua madre che lo spingeva fuori dal negozio: «Va' fouera de chi!». Aveva 16 anni, e da quel momento fu un sopravvissuto.
Di quella giornata ci disse solo che il cielo era di un azzurro sfolgorante. Nessun racconto, né del prima né del dopo. Su com'era sua madre, sugli ultimi istanti, su quelli successivi. Nemmeno una parola. Offeso per sempre, come un innamorato tradito e abbandonato.
Eppure so tutto di lei, dei suoi colletti ricamati e inamidati. L'ho sempre sentita al mio fianco. Come se mi avesse affidato il suo ragazzo. Che il 20 ottobre di tanti anni dopo ho visto piangere silenzioso in cucina.
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